Le maggioranze possono sbagliare
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«A motivo dell’influsso di fattori di ordine culturale e ideologico, la società civile e secolare oggi si trova in una situazione di smarrimento e di confusione: si è perduta l’evidenza originaria dei fondamenti dell’essere umano e del suo agire etico e la dottrina della legge morale naturale si scontra con altre concezioni che ne sono la diretta negazione… Tutto ciò ha enormi e gravi conseguenze nell’ordine civile e sociale. Presso non pochi pensatori sembra oggi dominare una concezione positivista del diritto. Secondo costoro, l’umanità, o la società, o di fatto la maggioranza dei cittadini, diventa fonte ultima della legge civile… Il problema che si pone non è quindi la ricerca del bene, ma quella del potere, o piuttosto dell’equilibrio dei poteri. Alla radice di questa tendenza vi è il relativismo etico, in cui alcuni vedono addirittura una delle condizioni principali della democrazia, perché il relativismo garantirebbe la tolleranza e il rispetto reciproco delle persone… Ma se fosse così, la maggioranza di un momento diventerebbe l’ultima fonte del diritto. La storia dimostra con grande chiarezza che le maggioranze possono sbagliare. La vera razionalità non è garantita dal consenso di un gran numero, ma solo dalla trasparenza della ragione umana alla Ragione creatrice e dall’ascolto comune di questa fonte della nostra razionalità… Occorre mobilitare tutte le coscienze degli uomini di buona volontà, laici o anche appartenenti a religioni diverse dal Cristianesimo, perché insieme e in modo fattivo si impegnino a creare, nella cultura e nella società civile e politica, le condizioni necessarie per una piena consapevolezza del valore inalienabile della legge morale naturale. Dal rispetto di essa infatti dipende l’avanzamento dei singoli e della società sulla strada dell’autentico progresso in conformità con la retta ragione, che è partecipazione alla Ragione eterna di Dio» [Benedetto XVI ai Membri della commissione teologica internazionale, 5 ottobre 2007].
Benedetto XVI si è compiaciuto, ricevendo venerdì 5 ottobre i Membri della Commissione Teologica Internazionale, dell’impegno di creare nella cultura e nella società civile e politica le condizioni necessarie per una piena consapevolezza del valore inalienabile della legge morale naturale. Mirare a giustificare e illustrare i fondamenti di un’etica universale, appartenente al grande patrimonio della sapienza umana, che in qualche modo costituisce una partecipazione della creatura razionale alla legge eterna di Dio, non è un tema di tipo esclusivamente o prevalentemente confessionale, anche se la dottrina sulla legge morale naturale viene illuminata e sviluppata in pienezza alla luce della Rivelazione cristiana e del compimento dell’uomo nel mistero di Cristo.
Benedetto XVI ha citato il n. 1955 del Catechismo della Chiesa Cattolica, che riassume bene il contenuto della dottrina sulla legge naturale, rilevando che essa “indica le norme prime ed essenziali che regolano la vita morale. Ha come perno l’aspirazione e la sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene, e altresì il senso dell’altro come uguale a se stesso. Nei suoi precetti principali essa è esposta nel Decalogo. Questa legge è chiamata naturale non in rapporto alla natura degli esseri irrazionali, ma perché la ragione che la promulga è propria della natura umana”. Le grandi realtà, concernenti la natura umana originariamente possono essere colte in una percezione semplice, che è fondamentalmente consentita a tutti e che non può essere superata dalle riflessioni e argomentazioni scientifiche. “Per dirla in modo scherzoso - osserva Ratzinger in un suo volume Natura e compito della teologia, p.59 -:il Creatore ha agito in modo democratico”. Con questa impostazione del Catechismo si raggiungono due finalità essenziali:
- da una parte, si comprende che il contenuto della fede cristiana non costituisce un’imposizione dettata dall’esterno alla coscienza di ogni uomo, ma una norma che ha il fondamento e l’evidenza nella stessa natura umana;
- dall’altra, partendo dalla legge naturale di per sé accessibile ad ogni creatura razionale, si pone con essa la base per entrare in dialogo con tutti gli uomini di buona volontà e, più in generale, con la società civile e secolare.
Ma oggi, proprio a motivo di fattori non di ordine naturale ma culturale e ideologico, la società civile e secolare si trova in una situazione di smarrimento e di confusione: si è oscurata l’evidenza originaria dei fondamenti dell’essere umano e del suo agire etico e la dottrina della legge morale naturale si scontra con altre concezioni che ne sono la diretta negazione. “Tutto ciò - rileva Benedetto XVI - ha enormi e gravi conseguenze nell’ordine civile e sociale. Presso non pochi pensatori sembra oggi dominare la concezione positivista del diritto. Secondo costoro, l’umanità, o la società, o di fatto la maggioranza dei cittadini, diventa la fonte ultima della legge civile. Il problema che si pone non è quindi la ricerca del bene, ma quella del potere, o piuttosto dell’equilibrio dei poteri. Alla radice di questa tendenza vi è il relativismo etico, in cui alcuni vedono addirittura una delle condizioni principali della democrazia, perché il relativismo garantirebbe la tolleranza e il rispetto reciproco delle persone. Ma se fosse così, la maggioranza di un momento diventerebbe l’ultima fonte del diritto. La storia dimostra con grande chiarezza che le maggioranze possono sbagliare. La vera razionalità non è garantita dal consenso di un gran numero, ma solo dalla trasparenza (o evidenza) della ragione umana alla Ragione creatrice e dall’ascolto comune (o cultura) di questa fonte della nostra razionalità”.
E qui Benedetto XVI ha rilevato che quando sono in gioco le esigenze fondamentali della dignità di ogni persona umana, della sua vita, dell’istituzione familiare, dell’equità dell’ordinamento sociale, cioè i diritti fondamentali di ogni uomo, nessuna legge fatta dagli uomini può sovvertire la norma scritta dal Creatore nel cuore di ogni uomo, senza che la società stessa, il moderno sistema democratico vengano drammaticamente colpiti in ciò che costituisce la loro base irrinunciabile.
La legge naturale diventa così la vera garanzia offerta ad ognuno per vivere libero e rispettato nella sua dignità, e difeso da ogni manipolazione ideologica e da ogni arbitrio e sopruso del più forte. Nessuno può sottrarsi a questo richiamo. “Se per un tragico oscuramento della coscienza collettiva - ha concluso Benedetto XVI -, che è crisi della civiltà umana, prima che cristiana occorre mobilitare tutte le coscienze degli uomini di buona volontà, laici o appartenenti a religione diverse dal Cristianesimo, perché insieme e in modo fattivo si impegnino a creare, nella cultura e nella società civile e politica, le condizioni necessarie veruna piena consapevolezza del valore inalienabile della legge morale. Del rispetto di essa infatti dipende l’avanzamento dei singoli e della società sulla strada dell’autentico progresso in conformità con la retta ragione, che è partecipazione alla Ragione eterna di Dio”.