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Assidua lettura della Scrittura in atteggiamento orante

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it

«Dalla vita e dall’esempio del Vescovo Ambrogio, Agostino imparò a credere e a predicare. Possiamo riferirci a un celebre sermone dell’Africano, che meritò di essere citato parecchi secoli dopo nella Costituzione conciliare Dei Verbum: “E’ necessario - ammonisce infatti la Dei Verbum al n. 25 - che tutti i chierici e quanti, come i catechisti, attendono al ministero della Parola, conservino un continuo contatto con le Scritture, mediante una sacra lettura e lo studio accurato, “affinché non diventi - ed è qui la citazione agostiniana - vano predicatore della Parola all’esterno colui che non l’ascolta di dentro”. Aveva imparato proprio da Ambrogio questo “ascoltare di dentro, questa assiduità nella lettura della Sacra Scrittura in atteggiamento orante, così da accogliere nel proprio cuore ed assimilare la Parola di Dio» [Benedetto XVI, Udienza Generale, 24 ottobre 2007].

Agostino fa le sue meraviglie, perché Ambrogio leggeva le Scritture a bocca chiusa, solo con gli occhi (Confess. 6,3). In quella “lettura a fior di labbra”, dove il cuore si impegna a raggiungere l’intelligenza di Dio che parla qui e ora attraverso la mediazione della Scrittura si può intravedere il metodo della catechesi ambrosiana: è la Scrittura stessa, intimamente pregata e assimilata, a suggerire i contenuti da annunciare per condurre alla conversione dei cuori.
Così - precisa il Papa -, stando al magistero di Ambrogio e di Agostino, la catechesi è inseparabile dalla testimonianza di vita. Può servire anche per il catechista ciò che ho scritto nella Introduzione al cristianesimo, a proposito del teologo. Chi educa alla fede non può rischiare di apparire una specie di clown, che recita una parte “per mestiere”. Piuttosto - per usare una immagine cara a Origene, scrittore particolarmente apprezzato da Ambrogio - egli deve essere come il discepolo amato, che ha poggiato il capo sul cuore del Maestro, e lì ha appreso il modo di pensare, di parlare, di agire. Alla fine di tutto, il vero discepolo è colui che annuncia il Vangelo nel modo più credibile ed efficace.
Come l’apostolo Giovanni, il Vescovo Ambrogio - che mai si stancava di ripetere: “Omnia Christus est nobis!; Cristo è tutto per noi!” - rimane un autentico testimone del Signore. Con le sue stesse parole, piene di amore per Gesù, concludiamo così la nostra catechesi: “Omnia Christus est nobis! Se vuoi curare una ferita, egli è il medico; se sei riarso dalla febbre, egli è la fonte; se sei oppresso dall’iniquità, egli è la giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è la forza; se temi la morte, egli è la vita; se desideri il cielo, egli è la via; se sei nelle tenebre, egli è la luce…Gustate e vedete come è buono il Signore: beato l’uomo che spera in lui!” (De virginitate 16,99). Speriamo anche noi in Cristo. Saremo così beati e vivremo nella pace”.

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