La Chiesa in Italia
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«L’Italia costituisce… un terreno assai favorevole per la testimonianza cristiana. La Chiesa, infatti, qui è una realtà molto viva, che conserva una presenza capillare in mezzo alla gente di ogni età e condizione. Le tradizioni cristiane sono spesso ancora radicate e continuano a produrre frutti, mentre è in atto un grande sforzo di evangelizzazione e catechesi rivolto in particolare alle nuove generazioni, ma ormai sempre più anche alle famiglie. E’ inoltre sentita con crescente chiarezza l’insufficienza di una razionalità chiusa in se stessa e di un’etica troppo individualista: in concreto, si avverte la gravità del rischio di staccarsi dalle radici cristiane della nostra civiltà… la Chiesa in Italia renderà un grande servizio non solo a questa Nazione, ma anche all’Europa e al mondo, perché è presente ovunque l’insidia del secolarismo e altrettanto universale è la necessità di una fede vissuta alle sfide del nostro tempo… Gesù ci ha detto che tutto ciò che avremo fatto ai suoi fratelli più piccoli lo avremo fatto a Lui (Mt 25,40). L’autenticità della nostra adesione a Cristo si verifica dunque specialmente nell’amore e nella sollecitudine concreta per i più deboli e i più poveri, per chi si trova in maggior pericolo e in più grave difficoltà. La Chiesa in Italia ha una grande tradizione di vicinanza, aiuto e solidarietà verso i bisognosi, gli ammalati, gli emarginati, che trova la sua espressione più alta in una serie meravigliosa di “Santi della carità”. Questa tradizione continua anche oggi e si fa carico delle molte forme di nuove povertà, morali e materiali, attraverso la Caritas, il volontariato sociale, l’opera spesso nascosta di tante parrocchie, comunità religiose, associazioni e gruppi, singole persone mosse dall’amore di Cristo e dei fratelli. La Chiesa in Italia, inoltre, dà prova di una straordinaria solidarietà verso le sterminate moltitudini dei poveri della terra. E’ quindi quanto mai importante che tutte queste testimonianze di carità conservino sempre alto e luminoso il loro profilo specifico, nutrendosi di umiltà e di fiducia nel Signore, mantenendosi libere da suggestioni ideologiche e da simpatie partitiche, e soprattutto misurando il proprio sguardo sullo sguardo di Cristo: è importante l’azione pratica ma conta ancora di più la nostra partecipazione personale ai bisogni e alle sofferenze del prossimo. Così, cari fratelli e sorelle, la carità della Chiesa rende visibile l’amore di Dio nel mondo» [Benedetto XVI, Verona 19 ottobre 2006].
Da poco più di dieci mesi Presidente della Conferenza episcopale italiana il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, in una intervista a L’Osservatore Romano di mercoledì 28 novembre 2007 si muove in totale sintonia con il discernimento di Benedetto XVI al Convegno di Verona e presenta una Chiesa che vuole non solo mantenersi libera da suggestioni ideologiche e da simpatie partitiche, ma vuole anche restare lontana dai riflettori per essere sempre pronta a lottare accanto ad ogni uomo nella condivisione quotidiana di gioie e dolori, nell’intento di riaffermare con una nuova evangelizzazione il valore unico della dignità dei figli di Dio che attraverso i rinati nel Battesimo vede e provvede con una onnipotenza più grande delle necessità e dei meriti e delle ragioni politiche, chiunque siano e comunque ridotti. Questo è l’immediato criterio pastorale della Chiesa ben distinto dal criterio politico di bene comune che ad altri spetta determinare. Sempre in sintonia con il discernimento di Benedetto XVI mostra il senso di responsabilità nel guidare un gregge realmente disorientato dal ribaltamento di valori iscritti nella natura stessa dell’uomo e quindi comprensibili e dicibili da tutti: dalla famiglia nel senso cristiano del termine, alla vita nascente nel grembo di una madre, alla conclusione naturale della parabola dell’esistenza umana, alla dignità oltraggiata del corpo uomo - donna che gli è donato insieme alla libertà dello spirito, politicamente valori non negoziabili.
Mostra una assoluta certezza: in Italia c’è una Chiesa che non ha e non vuol avere competenze sulla vita dei partiti e immediatamente sulla gestione della politica, ma vuole amare e servire il popolo con voce chiara e ferma, forte di una duplice consapevolezza che certamente può avere conseguenze anche politiche senza proporsele:
- è amata dal popolo “ben al di là della partecipazione alla messa domenicale”, che resta, però, uno dei primi problemi pastorali che vuole affrontare con una nuova evangelizzazione;
- non solo i cattolici avvertono la gravità del rischio di staccarsi dalle radici cristiane della nostra civiltà, ma questa sensazione in Italia viene culturalmente e quindi politicamente formulata e con forza da parte di molti e importanti uomini di cultura, anche tra coloro che non condividono o almeno non praticano la fede cattolica.
Netta distinzione tra livello mediatico e livello popolare
“A livello mediatico è ricorrente una certa posizione critica, spesso addirittura polemica, se non ironica verso la Chiesa, verso il suo magistero, innanzitutto quello del Papa, e poi quello dei Vescovi. Mi pare che sia evidente. Ma non esaurisce assolutamente quella che è la realtà del rapporto tra la Chiesa e l’Italia. Vi è infatti un livello preminentemente popolare, che forse non fa notizia e dunque, non finisce sui giornali ma nel quale le cose appaiono ben diverse da quelle rappresentate da vari interessi finanziari. Noi sacerdoti siamo vicini quotidianamente alla gente; ne condividiamo la vita, ne seguiamo i problemi, le speranze e le gioie, sappiamo che ha bisogno di quei segnali di concretezza e di rinnovamento che tutti promettono ma che nessuno riesce ad offrire. Da troppo tempo le donne e gli uomini de nostro paese attendono di poter vedere rifiorire nei cuori la speranza. Noi cerchiamo di far capire loro che per ritrovare la speranza è necessario uscire dalla palude delle parole,(delle ideologie, delle utopie), rimboccarsi le maniche ed agire seguendo la strada della solidarietà. E dunque accompagnando il cammino quotidiano della gente riusciamo a toccare con mano la stima, la fiducia, l’amore che gran parte del popolo nutre nei confronti della Chiesa. E a questo livello assicuro che tutte le problematiche, anche le più complesse, sono vissute e affrontate in maniera molto diversa da quanto allarmisticamente diffondono i media”.
Configurandosi come Chiesa popolare da fastidio a diversi soggetti non certo amanti gratuitamente del popolo
Sono sotto gli occhi di tutti le innumerevoli opere di carità e di assistenza diffuse su tutto il territorio nazionale riconducibili alla Chiesa. Di qui nasce l’amore e per questo quella della Chiesa in Italia è una voce ascoltata. La maggiore vitalità solidale e culturale del cristianesimo evidentemente da molto fastidio a qualcuno, anzi a diversi soggetti contestando la Chiesa non solo sul versante del vissuto (propagando scandali) ma attaccando il centro della fede, il suo cuore: la persona di Gesù Cristo, la sua credibilità storica, il farsi carne del Verbo di Dio. Del resto una cultura in cui il dolore non ha senso, la sofferenza viene negata, la morte emarginata, non può comprendere il cristianesimo che resta pur sempre la religione dell’altezza (riportare ogni uomo a figlio nel Figlio), della larghezza (non esclude nessuno), della profondità (condivide fino in fondo ogni miseria umana), della lunghezza (è gratuitamente perseverante e nessuna difficoltà lo vince) dell’amore di chi si lascia uccidere in croce per salvare e liberare. Ecco l’urgenza per il Presidente della Cei di rinnovare e rilanciare sempre più l’impegno della nuova evangelizzazione in Italia: urge un’accurata rievangelizzazione sistematica, perché quel sentimento diffuso e profondamente cristiano che sta alla base del nostro popolo ha bisogno di essere non solo mantenuto ma anche arricchito delle verità della fede come il Catechismo e il suo Compendio le propone e dell’incontro con il Risorto nei sacramenti della fede per poter tornare ad essere sempre più missionario, fonte di vera speranza, solidale, culturale, civile.
E come essere creduti con le attuali sfide antropologiche attuali? A parte i ripetuti nodi etici e morali oggi si aggiungono la commercializzazione delle pillole abortive, la clonazione delle cellule, addirittura, come ha proposto l’oncologo Umberto Veronesi “al posto dell’ora di religione a scuola ci vorrebbe l’ora di pensiero scientifico” e il matematico Piergiorgio Odifreddi “L’antidoto migliore alla religione è il pensiero scientifico. Imparare a giudicare e a lavorare con razionalità è un metodo che va insegnato ai giovani”. Il Presidente della Cei risponde che “la strada è una sola: quella della ricerca vera e responsabile. Rappresentare questioni etiche non significa rallentare la scienza; anzi: le recenti acquisizioni hanno dimostrato il contrario”. E il Papa a Verona ricorda ai cattolici che “la Chiesa rimane “segno di contraddizione”, sulle orme del suo Maestro (Lc 2,34), anche nel nostro tempo. Ma non per questo ci perdiamo d’animo. Al contrario, dobbiamo essere sempre pronti a dare risposta (apo-logia) a chiunque ci domanda ragione (logos) della nostra speranza, come ci invita a fare la Prima Lettera di San Pietro (3,15), che avete scelto assai opportunamente quale guida biblica per il cammino di questo Convegno (e che il Papa sviluppa nella sua seconda enciclica). Dobbiamo rispondere “con dolcezza e rispetto, con una certa coscienza” (3,15-16), con quella forza mite che viene dall’unione con Cristo. Dobbiamo farlo a tutto campo, sul piano del pensiero e dell’azione, dei comportamenti personali e della testimonianza pubblica. La forte unità che si è realizzata nella Chiesa dei primi secoli tra una fede amica dell’intelligenza e una prassi di vita caratterizzata dall’amore reciproco e dall’attenzione premurosa ai poveri e ai sofferenti ha reso possibile la prima grande espansione missionaria del cristianesimo nel mondo ellenistico - romano. Così è avvenuto anche in seguito, in diversi contesti culturali e situazioni storiche. Questa rimane la strada maestra per l’evangelizzazione: il Signore ci guidi a vivere questa unità tra verità e amore nelle condizioni proprie del nostro tempo, per l’Evangelizzazione dell’Italia e del mondo di oggi”.