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L'orrendo fossato

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Dall’incontro con Gesù Risorto nel Battesimo e nell’Eucaristia all’avvenimento dell’incontro personale con Lui

«Tutto il mistero di Cristo nel mondo si può riassumere con questa parola, “battesimo”, che in greco significa “immersione”. Il Figlio di Dio, che condivide dall’eternità con il Padre e lo Spirito Santo la pienezza della vita, è stato “immerso” nella nostra realtà di peccatori, per renderci partecipi della sua stessa vita: si è incarnato, è nato come noi, è cresciuto come noi e, giunto all’età adulta, ha manifestato la sua missione iniziando con il “battesimo di conversione” dato da Giovanni i Battista. Il suo primo atto pubblico, … è stato scendere al Giordano, confuso tra i peccatori penitenti, per ricevere quel battesimo. Giovanni naturalmente non voleva, ma Gesù insistette, perché quella era la volontà del Padre (Mt 3,13-15).
Perché dunque il Padre ha voluto questo? Perché ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo come Agnello a prendere su di sé il peccato del mondo (Gv 1,29)? Narra l’evangelista che, quando Gesù uscì dall’acqua, scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza di colomba, mentre la voce del Padre dal cielo lo proclamava “Figlio prediletto” (Mt 3,17). Fin da quel momento dunque Gesù fu rivelato come Colui che è venuto a battezzare l’umanità nello Spirito Santo: è venuto a portare agli uomini la vita in abbondanza (Gv 10,10), la vita eterna, che risuscita l’essere umano e lo guarisce interamente, corpo e spirito, restituendolo al progetto originario per il quale è stato creato. Il fine dell’esistenza di Cristo è stato appunto donare all’umanità la vita di Dio, il suo Spirito d’amore, perché ogni uomo possa attingere da questa sorgente inesauribile la salvezza. Ecco perché san Paolo scrive ai Romani che noi siamo stati battezzati nella morte di Cristo per avere la sua stessa vita di risorto (Rm 6,3-4). Ecco perché i genitori cristiani… portano appena possibile i loro figli al fonte battesimale, sapendo che la vita, che essi hanno loro comunicato, invoca una pienezza, una salvezza che solo Dio può dare. E in questo modo i genitori diventano collaboratori di Dio nel trasmettere ai loro figli non solo la vita fisica ma anche quella spirituale» [Benedetto XVI, Omelia, 13 gennaio 2008].

Come è importante poter quasi vedere, attraverso i segni della liturgia, il mistero della vita, in primo luogo di ogni vita umana, frutto dell’amore dei genitori, e il mistero della vita divina con la rinascita dall’acqua e dallo Spirito Santo che Dio dona. Dio è vita, ma all’esperienza della vita c’è anche l’opposto cioè la realtà della morte. Tutto ciò che ha inizio sulla terra prima o poi finisce, come l’erba del campo, che spunta al mattino e avvizzisce la sera. Però nel Battesimo l’essere umano fin da piccolo riceve una vita nuova, la vita della grazia di figlio nel Figlio, che lo rende capace di entrare in relazione personale con il Creatore, e questo per sempre, per tutta l’eternità. Sfortunatamente ogni uomo con la possibilità meravigliosa di figlio nel Figlio di dire liberamente cioè per amore il proprio sì Padre, è capace anche di spegnere questa nuova vita con il no Padre, con il peccato, riducendosi ad una situazione che la Sacra Scrittura chiama “morte seconda”. Mentre nelle altre creature, che non sono chiamate all’eternità, la morte significa soltanto la fine dell’esistenza sulla terra, in noi il peccato crea una voragine che rischia di inghiottirci in modo infernale per sempre, se il Padre che è nei cieli non ci tende la sua mano. Ecco il mistero del primo Battesimo di acqua e di Spirito, del secondo Battesimo, finché il peccato ritorna, di lacrime e di Spirito cioè la penitenza: Dio ha voluto salvarci andando lui stesso fino in fondo all’abisso della morte e risorgendo, perché ogni uomo, anche chi è caduto tanto in basso da non vedere più il cielo, possa ritrovare la mano di Dio a cui aggrapparsi e risalire dalle tenebre a rivedere la luce per la quale egli è fatto. E la risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non certo creatori (…) la risurrezione di Cristo è il centro della predicazione e della testimonianza cristiana, dall’inizio e fino alla fine dei tempi (…) la cifra di questo mistero è l’amore e soltanto nella logica dell’amore esso può essere accostato e in qualche modo compreso (…) La sua risurrezione è stata dunque come un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore che scioglie le catene del peccato e della morte. Essa ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo, che penetra nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé. E ogni incontro con il Risorto mi colpisce, mi afferra, coinvolge e muove la mia libertà per cui soltanto Cristo può soddisfare le attese profonde di ogni cuore umano e rispondere agli interrogativi più inquietanti sul dolore, sull’ingiustizia e il male, la morte e l’aldilà.
Quindi l’avvenimento dell’incontro personale con Gesù Cristo, origine della comunità cristiana di vissuti fraterni di comunione autorevolmente guidati, è l’incontro con Colui che unicamente risponde e soddisfa il mio desiderio e la mia domanda in modo assolutamente gratuito e inimmaginabile. Lo ha lucidamente capito Nicodemo che, pur non riuscendo ad aderire fino in fondo, individua questo duplice carattere quando, assecondando il dialogo con Gesù, si trova di fronte a questa affermazione del Maestro: “Se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio” (Gv 3,3). “Come può un uomo nascere quando è vecchio?” (Gv 3,4), diventa la sua domanda, la domanda di ogni cristiano maturo.

La nuova nascita: il battesimo
Tutta la missione di Cristo si riassume in questo: battezzarci nello Spirito Santo, per liberarci dalla schiavitù della morte e “aprirci il cielo” con una nuova nascita, l’accesso cioè alla vita vera e piena, che sarà “un sempre nuovo immergersi nella vastità dell’essere, mentre siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia” (Spe salvi, 12).
Ma come si fa a nascere di nuovo? La domanda di Nicodemo è chiamata a riaffiorare in ciascuno di noi come l’interrogativo più prezioso di fronte a Gesù. Come avviene questo incontro nella mia vita? in che senso l’incontro con Gesù mi sorprende e mette in moto la mia persona perché la attira a sé in modo compiuto?
“Tutto ciò avviene concretamente - il Papa a Verona - attraverso la vita e la testimonianza della Chiesa; anzi, la Chiesa stessa costituisce la primizia di questa trasformazione, che è opera di Dio e non nostra. Essa giunge a noi mediante la fede e il sacramento del Battesimo, che è realmente morte e risurrezione, rinascita, trasformazione in una vita nuova. E’ ciò che rileva San Paolo nella Lettera ai Galati: “Non sono più io, ma Cristo vive in me” (2, 20). E’ stata cambiata così la mia identità essenziale, tramite il Battesimo, e io continuo ad esistere soltanto in questo cambiamento. Il mio proprio io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c’è di nuovo, ma trasformato, purificato, “aperto” mediante l’inserimento nell’altro, nel quale acquista il suo nuovo spazio di esistenza. Diventiamo così “uno in Cristo” (Gal 3,38), un unico soggetto nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo isolamento. “Io, ma non più io”: è questa la formula dell’esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula ella risurrezione dentro al tempo, la formula della “novità” cristiana chiamata a trasformare il mondo”.
L’incontro con la Persona di Gesù Cristo avviene nel Battesimo: è innanzitutto un evento sacramentale che ha la sua origine nel Battesimo e il suo compimento nell’Eucaristia. Questa è la risposta della fede ad una delle difficoltà moderne di fondo ad accogliere l’avvenimento di Gesù nella nostra vita. Mi riferisco all’obiezione che, soprattutto dall’Illuminismo e dal Romanticismo, si è fatta molto forte: gli Apostoli potevano fisicamente “scambiare” con Gesù come noi “stiamo scambiando” adesso tra noi, ma dopo due mila anni non è più così. Come è possibile parlare di incontro personale, della fede come un affidarsi non a una idea ma ad una persona, se Gesù è vissuto due mila anni fa e io vivo oggi? Chi ci farà superare l’orrendo fossato - per dirla con Lessing - dei due mila anni che ci separano dal Cristo?
L’incontro con Cristo, come in ogni tempo anche nel nostro, avviene nell’evento sacramentale. Questo evento per eccellenza è l’Eucaristia. Ecco perché da duemila anni il segno del riconoscimento fondamentale dei cristiani è il loro radunarsi ogni domenica per celebrare l’Eucaristia e il giorno del Signore. Oggi l’incontro personale con Gesù, e quindi l’origine permanente della comunità cristiana, è possibile in forza della presenza sacramentale del Risorto nella Sua Chiesa.
Questo dato non fa che rafforzare l’urgenza di domandarsi personalmente quanto Gesù Risorto, che ci è venuto incontro nel Battesimo e ci viene incontro nell’Eucaristia almeno della Domenica, è diventato esistenzialmente significativo. Infatti, siccome quasi tutti noi abbiamo ricevuto il Battesimo da bambini, abbiamo la tendenza a non soffermarci sull’evento dell’incontro personale con Gesù nella nostra esistenza cristiana. Eppure sarebbe importante che ciascuno di noi facesse il lavoro di rintracciare e memorizzare il momento preciso in cui nella sua vita, si è dato questo incontro dando alla vita un nuovo orizzonte con ciò la direzione decisiva. Concretamente si tratta di riconoscere nella propria esperienza il Battesimo che si è inverato, è diventato efficace, ha assunto questo carattere di incontro personale con la Persona di Gesù Cristo, qui e ora.
Esiste, infatti, per ognuno di noi una circostanza, un vissuto, un incontro fraterno di comunione di questo tipo chiaramente individuabile ed indimenticabile, anche a distanza di anni, come magistralmente ci testimonia l’evangelista Giovanni (Gv 1,39b): “erano le sedici del pomeriggio”. Le modalità possono essere le più svariate, ma nella storia di ognuno di noi esiste il momento in cui quel Battesimo ricevuto nella fede dei genitori e dei padrini è diventato un avvenimento, esperienza di un grande amore cioè incontro personale consapevole con la Persona di Gesù Cristo. Attraverso l’incontro con un volto, poiché la fede si trasmette da persona a persona, un incontro che ha avuto il carattere umanizzante di una certa sorpresa e ha determinato una nuova nascita, ha assunto un tale spessore da generare un cambiamento di mentalità e di vita. Come dice il Papa al n. 1 di Deus caritas est: “all’inizio dell’essere cristiano - e di ogni testimonianza - non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.
Pastoralmente, missionariamente, apostolicamente, è fondamentale questo dato perché, se si rimuove il carattere di incontro personale con Gesù Cristo da parte di ogni io umano, si toglie al Cristianesimo il suo carattere di avvenimento, di grazia. E questa è la ragione per cui si rischia di ridurre la vita cristiana a schemi dottrinali o etici da propagandare ad altri. Perdiamo così la Sua potenza di conversione.
Il cristianesimo rischia di non essere più una esperienza. E invece bisogna continuamente riandare, memorizzare la grazia dell’incontro, come uno sposo e una sposa, dopo cinquant’anni di matrimonio, ritornano al momento di grazia del loro incontro. E’ la stessa logica sponsale di amore. “Non c’è nulla che abbia peso nella vita dell’uomo che non abbia questo carattere”, afferma Angelo Scola in Come nasce e come vive una comunità cristiana (pp. 25-29).

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