Forza ragionevole di vita
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«Nell’anno 529 Benedetto lasciò Subiaco per stabilirsi a Montecassino… questa decisione gli si impose perché era entrato in una nuova fase della sua maturazione interiore e della sua esperienza monastica. Secondo Gregorio Magno, l’esodo dalla remota valle dell’Anio (la sua anima rappacificata era in grado di controllare pienamente le pulsioni dell’io, per essere così un creatore di pace attorno a sé e fondare i primi monasteri) verso il Monte Cassio - un’altura che, dominando la vasta pianura circostante, è visibile da lontano - riveste un carattere simbolico: la vita monastica nel nascondimento ha una sua ragione d’essere, ma un monastero ha anche una sua finalità pubblica nella vita della Chiesa e della società, deve dare visibilità alla fede con la forza della vita… Oggi l’Europa - uscita appena da un secolo profondamente ferito da due guerre mondiali e dopo il crollo delle grandi ideologie rivelatesi come tragiche utopie - è alla ricerca della propria identità. Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa. Senza questa linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione di volersi redimere da sé - utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento ha causato “un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’umanità” (Giovanni Paolo II). Cercando il vero progresso, ascoltiamo oggi la Regola di san Benedetto come una luce per il nostro cammino (essa offre indicazioni utili non solo ai monaci, ma anche a tutti coloro che cercano una guida nel loro cammino verso Dio. Per la sua misura, la sua umanità e il suo sobrio discernimento tra l’essenziale e il secondario nella vita spirituale, essa ha potuto mantenere la sua forza illuminante fino ad oggi). Il grande monaco rimane un vero maestro alla cui scuola possiamo imparare l’arte di vivere l’umanesimo vero» [Benedetto XVI, Udienza Generale, 9 aprile 2008].
L’Europa non si ricostruisce senza le radici cristiane
Nella grande disputa sull’uomo, che contraddistingue il tempo moderno, il Concilio si è dedicato in modo particolare sul tema dell’antropologia, così attuale oggi anche in Italia. Si è interrogato sul rapporto tra la Chiesa e la sua fede nella visibilità con la forza della vita e della ragione e l’età moderna. Questo rapporto aveva avuto un inizio molto problematico con il processo a Galileo. Si era poi spezzato totalmente, quando Kant puntò a sostituire la fede ecclesiastica con la “religione entro la pura ragione” e quando, nella fase radicale della rivoluzione borghese del 1789, venne diffusa un’immagine dello Stato e dell’uomo che alla Chiesa e alla fede praticamente non voleva più concedere alcun spazio. Lo scontro della fede della Chiesa con un liberalismo radicale ed anche con scienze naturali che pretendevano di abbracciare con le loro conoscenze tutta la realtà fino ai suoi confini, proponendosi caparbiamente di rendere perfino superflua la stessa “ipotesi di Dio”, aveva provocato nell’Ottocento, sotto Pio IX, da parte della Chiesa aspre e radicali condanne di tale spirito dell’età moderna. Quindi, apparentemente non c’era più nessun ambito aperto per una condivisione positiva e fruttuosa, e drastici erano pure i rifiuti di coloro che si sentivano i soli rappresentanti dell’età moderna, laici liberali e atei marxisti - leninisti.
Nel frattempo, tuttavia, anche l’età moderna aveva conosciuto degli sviluppi. Ci si rendeva conto che la rivoluzione americana aveva offerto un modello di Stato moderno diverso da quello teorizzato dalle tendenze radicali emerse nella seconda fase della rivoluzione borghese. Il modello degli Stati Uniti d’America, da una parte, adotta il dogma di separazione fra Stato e Chiese, sulla base di chiese libere, dall’altra, al di là delle singole confessioni, è attraversato da un consenso di fondo cristiano - protestante su valori non negoziabili non definito in termini confessionali, bensì legato a una particolare coscienza della missione religiosa nei confronti del resto del mondo. In questo modo la sfera religiosa acquista un significativo peso pubblico, si costituisce una forza pre politica e sovra politica potenzialmente determinante per la vita politica. Certo non ci si può nascondere che anche negli Stati Uniti il dissolvimento dell’eredità cristiana avanza incessantemente, mentre al contempo il rapido aumento dell’elemento ispanico e la presenza di tradizioni religiose proveniente da tutto il mondo cambia il quadro.
C’è da osservare che anche gli Stati Uniti promuovono ampiamente la protestantizzazione dell’America Latina e quindi il dissolvimento della chiesa cattolica ad opera di forme di chiese libere, per la convinzione che “la Chiesa cattolica - Ratzinger, Senza Radici, p. 64 - non potrebbe garantire un sistema politico ed economico stabile, perché ritenuta non affidabile come educatrice delle nazioni, mentre ci si aspetta che il modello delle chiese libere sia in grado di creare un consenso morale e una formazione democratica della volontà pubblica analoghi a quelle degli Stati Uniti”.
Ma oggi la Chiesa cattolica, pur rappresentando la più grande comunità religiosa negli Stati Uniti, ha recepito un rapporto tra Chiesa e politica conforme alle tradizioni delle chiese libere, nel senso che una Chiesa distinta dallo Stato negli Stati Uniti garantisce meglio le fondamenta morali del tutto, cosicché la promozione dell’ideale democratico appare come un dovere morale profondamente conforme alla fede. Per i cattolici americani il comune fondamento religioso della dignità di ogni persona è l’unico a garantire un dialogo pacifico e rispettoso cioè democratico.
Benedetto XVI parlerà all’ONU del Fondamento dei Diritti Umani
Nel 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il portavoce vaticano Padre Federico Lombardi rivela che questo sarà il contenuto del discorso di Benedetto XVI. I Diritti Umani, la dignità di ogni persona precedono qualsiasi giurisdizione statale. I diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore ma da lui riconosciuti, né conferiti ai cittadini, ma piuttosto esistono per diritto proprio da riconoscere, sono a lui previamente dati come valori di ordine superiore. Il valore della dignità umana di ogni persona su cui si fonda ed è finalizzata anche la democrazia moderna, è precedente ad ogni agire politico e a ogni decisione politica, rinvia al Creatore: soltanto Lui può stabilire valori che si fondano sull’essenza di ogni uomo e che sono inviolabili. Che esistano valori che non sono modificabili da nessuno è la vera e propria garanzia della nostra libertà e della grandezza umana maturata in Europa da una fede cristiana pienamente accolta, vissuta e pensata e che è divenuta originariamente cultura di tutto l’Occidente: le radici cristiane vedono in ciò il mistero del Creatore e della condizione di immagine di Dio che egli ha conferito ad ogni uomo. Anche un non credente in Dio ma credente in questo umanesimo non può non ragionare come se Dio esistesse.
A livello formale quasi nessuno nega esplicitamente la precedenza della dignità umana di ogni persona e dei diritti umani fondamentali rispetto a ogni decisione politica, memorizzando gli orrori del nazismo e della sua dottrina razzista. Ma poi nell’ambito concreto del cosiddetto progresso della medicina ci sono minacce anche in America, tra gli Stati dell’Onu per questi valori.
Altro diritto fondamentale è il matrimonio monogamico, come struttura fondamentale della relazione naturale, originaria tra uomo e donna e al tempo stesso come cellula nella formazione della comunità statale forgiato dalla fede biblica. Esso ha dato all’Europa, all’America, all’Occidente il suo volto particolare e la sua particolare umanità, anche e proprio perché la forma di fedeltà e di rinuncia qui delineata dovette sempre venir riconquistata, con molte fatiche e sofferenze. Ma tutti notiamo come oggi il matrimonio e la famiglia siano minacciati con lo svuotamento della loro indissolubilità con forme sempre più facili di divorzio e con la pratica di convivenze senza la forma giuridica del matrimonio, con al contrario, paradossalmente, il conferimento di forma giuridica agli omosessuali. Non si tratta di discriminazione, bensì della questione di che cos’è ogni persona umana in quanto uomo e in quanto donna.
Altro elemento è la questione religiosa, fondamentale per tutte le culture: dove viene infranto il rispetto per Dio anche da parte di chi non è disposto a credere in Dio viene infranto in una società qualcosa di essenziale. Sembra esserci un odio di sé dell’Occidente: tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua storia vede solo ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro.
Cristo nostra speranza
Nel video messaggio del Santo Padre agli americani Benedetto XVI dice: “Amatevi gli uni gli altri, solo Cristo è la speranza per gli uomini e le donne di ogni lingua, razza, cultura e condizione sociale”. “Il mondo ha più che mai bisogno di speranza: speranza di pace, di giustizia, di liberà, ma non potrà realizzare questa speranza senza obbedire alla legge di Dio, che Cristo ha portato a compimento nel comandamento di amarci gli uni gli altri”. E il Papa annuncia che porterà “il messaggio della speranza cristiana anche nella grande Assemblea della Nazioni Unite, ai Rappresentanti dei popoli del mondo”. “Fate agli altri ciò che volete facciano a voi, non fate ciò che non volete che essi vi facciano: questa ‘regola d’oro’ si trova nella Bibbia ma vale per tutti, anche per i non credenti… è la legge scritta nella coscienza umana, e su questa possiamo tutti ritrovarci, così che l’incontro delle differenze sia positivo e costruttivo per l’intera comunità umana”. Porto con me questa grande verità: Gesù Cristo è la grande speranza per gli uomini e le donne di ogni lingua, razza, cultura e condizione sociale. Cristo è il volto di Dio apparso tra noi. Grazie a Lui la nostra vita trova la sua pienezza ed insieme possiamo formare una famiglia di persone e di popoli che vivono in fraternità, secondo il perenne disegno di Dio Padre”.
La domenica di Pasqua milioni di persone hanno visto alla televisione o ascoltato per radio il messaggio e la benedizione di Benedetto XVI. Egli ha annunciato in molte lingue alla città di Roma e al mondo intero la più grande notizia avvenuta storicamente e che sta al centro dell’essere cristiani: “Cristo è risorto dai morti ed è apparso a Pietro. Alleluia”. La testimonianza resa 2.000 anni fa da Pietro continua a vivere in modo sorprendente nella proclamazione di Pasqua di Benedetto XVI. Fra qualche giorno si recherà negli Stati Uniti. Possa, anche con la nostra preghiera, continuare la sua vocazione come successore di Pietro, annunciando al mondo intero la buona novella assolutamente unica della Risurrezione di Cristo dai morti, che ha interessato il Gesù di Nazaret, interessa ciascuno di noi, tutta la famiglia umana, la storia, il mondo intero. Non potremmo desiderare nulla di meglio da Benedetto XVI se non che continui a mostrarsi un papa pasquale per un popolo sempre più pasquale.