La Chiesa è movimento
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«Rimane da assolvere l’importante compito di promuovere una più matura comunione di tutte le componenti ecclesiali, perché tutti i carismi, nel rispetto della loro specificità, possano pienamente e liberamente contribuire all’edificazione dell’unico Corpo di Cristo.
Ho molto apprezzato che sia stata scelta come traccia del seminario, l’esortazione da me rivolta a un gruppo di vescovi tedeschi in visita ad limina, che oggi senz’altro ripropongo a tutti voi, pastori di tante Chiese particolari: “Vi chiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore” (18 novembre 2006). Potrei dire di non avere altro da aggiungere! La carità è il segno distintivo del Buon Pastore: essa rende autorevole ed efficace l’esercizio del ministero che ci è stato affidato. Andare incontro con molto amore ai movimenti e alle nuove comunità ci spinge a conoscere adeguatamente la loro realtà, senza impressioni superficiali o giudizi riduttivi. Ci aiuta anche a comprendere che i nuovi movimenti ecclesiali e le nuove comunità non sono un problema o un rischio in più, che si assomma alle nostre già gravose incombenze. No! Sono un dono del Signore, una risorsa preziosa per arricchire con i loro carismi tutta la comunità cristiana Perciò non deve mancare una fiduciosa accoglienza che dia loro spazi e valorizzi i loro contributi alla vita delle Chiese locali. Difficoltà o incomprensioni su questioni particolari non autorizzano alla chiusura. Il “molto amore” ispiri prudenza e pazienza. A noi pastori è chiesto di accompagnare da vicino, con paterna sollecitudine, in modo cordiale e sapiente, i movimenti e le nuove comunità, perché possano generosamente mettere a servizio dell’utilità comune, in modo ordinato e fecondo, i tanti doni di cui sono portatori e che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare: lo slancio missionario, gli efficaci itinerari di formazione cristiana, la testimonianza di fedeltà e obbedienza alla Chiesa, la sensibilità ai bisogni dei poveri, la ricchezza di vocazioni.
L’autenticità dei nuovi carismi è garantita dalla loro disponibilità a sottomettersi al discernimento dell’autorità ecclesiastica. Già numerosi movimenti ecclesiali e nuove comunità sono stati riconosciuti dalla Santa Sede, e pertanto vanno senza dubbio considerati un dono di Dio per tutta la Chiesa. Altri, ancora in fase nascente, richiedono l’esercizio di un accompagnamento ancor più delicato e vigilante da parte dei pastori della Chiese particolari. Chi è chiamato a un servizio di discernimento e di guida non pretenda di spadroneggiare sui carismi, ma piuttosto si guardi dal pericolo di soffocarli (1 Ts 5,19-21), resistendo alla tentazione di uniformare ciò che lo Spirito Santo ha voluto multiforme per concorrere all’edificazione e alla dilatazione dell’unico Corpo di Cristo, che lo stesso Spirito rende saldo nell’unità. Consacrato e assistito dallo Spirito di Dio, in Cristo, Capo della Chiesa, il vescovo dovrà esaminare i carismi e provarli, per riconoscere e valorizzare ciò che è buono, vero e bello, ciò che contribuisce all’incremento della santità dei singoli e delle comunità. Quando saranno necessari interventi di correzione, siano anch’essi espressione di “molto amore”. I movimenti e le nuove comunità si mostrano fieri della loro libertà associativa, della fedeltà al loro carisma, ma hanno anche dimostrato di sapere bene che fedeltà e libertà sono assicurate, e non certo limitate, dalla comunione ecclesiale, di cui i vescovi, uniti al Successore di Pietro, sono ministri, custodi e guide» [Benedetto XVI ai Vescovi partecipanti a un seminario di studi promosso dal Pontificio Consiglio per i laici, 17 maggio 2008].
Il Papa, ricevendo i vescovi che presenti a Rocca di Papa si sono confrontati su questo tema grazie all’intervento di alcuni fondatori di movimenti laicali, si è rifatto e l’ha considerato un’ideale prosecuzione del grande incontro del 3 giugno 2006, dell’incontro del suo predecessore Giovanni Paolo II del 1999, del 30 maggio 1998. Il primo incontro in maniera informale è avvenuto nel 1981. Ho partecipato anch’io e fu allora che Giovanni Paolo II disse che la dimensione carismatica è nella Chiesa coessenziale con quella istituzionale. Nel 1998, come Prefetto della Congregazione della fede, ebbe un diretto dialogo con i vescovi, uno scambio franco a fraterno su tante questioni importanti. Il 3 giugno 2006, con una larga rappresentanza di fedeli appartenenti appunto a più di 100 nuove aggregazioni laicali aveva, come Papa, indicato nell’esperienza dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità il “segno luminoso della bellezza di Cristo, e della Chiesa, sua sposa” (Messaggio ai partecipanti al Congresso di Benedetto XVI, 22 maggio 2006). Rivolgendosi “ai cari amici dei movimenti”, li esortava a fare di essi sempre più “scuole di comunione, compagnie in cammino in cui si impara a vivere nella verità e nell’amore che Cristo ci ha rivelato e comunicato per mezzo della testimonianza degli apostoli, in seno alla grande famiglia dei suoi discepoli”.
Movimenti ecclesiali, nuove comunità e Concilio Vaticano II
“I movimenti ecclesiali e le nuove comunità - ecco un importante giudizio di Benedetto XVI nell’incontro del 17 maggio 2008 - sono una delle novità più importanti suscitate dallo Spirito Santo nella Chiesa per l’attuazione del Concilio Vaticano II. Si diffusero proprio a ridosso dell’assise conciliare, soprattutto negli anni immediatamente successivi, in un periodo carico di entusiasmanti promesse, ma segnato anche da difficili prove. Paolo VI e Giovanni Paolo II seppero accogliere e discernere, incoraggiare e promuovere l’imprevista irruzione delle nuove realtà laicali che, in forme varie e sorprendenti, ridonavano vitalità fede e speranza a tutta la Chiesa. Già allora, infatti, rendevano testimonianza della gioia, della ragionevolezza e della bellezza di essere cristiani, mostrandosi grati di appartenere al mistero di comunione che è la Chiesa. Abbiamo assistito al risveglio di un vigoroso slancio missionario, mosso dal desiderio di comunicare a tutti la preziosa esperienza dell’incontro con Cristo, avvertita e vissuta come la sola risposta adeguata alla profonda sete di verità e di felicità del cuore umano”.
Il Papa si chiede del perché non ci renda ancora conto che una tale novità debba essere adeguatamente compresa alla luce del disegno di Dio e della missione della Chiesa negli scenari del nostro tempo. Da parte dei Pontefici si sono succeduti numerosi interventi di richiamo e di orientamento che hanno avviato un dialogo e una collaborazione sempre più approfonditi a livello di tante Chiese particolari. Sono stati superati non pochi pregiudizi, resistenze e tensioni. Ma ormai urge “assolvere l’importante compito di promuovere una più matura comunione di tutte le componenti ecclesiali, perché tutti i carismi, nel rispetto della loro specificità, possano pienamente e liberamente contribuire all’edificazione dell’unico Corpo di Cristo”.
E il santo Padre ha concluso: “Cari fratelli nell’episcopato, al termine di questo incontro vi esorto a ravvivare in voi il dono che avete ricevuto con la vostra consacrazione (2 Tm 1,6). Lo Spirito di Dio ci aiuti a riconoscere e custodire le meraviglie che egli stesso suscita nella Chiesa a favore di tutti gli uomini”.