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E’ tentazione ecumenica considerare la dottrina come fonte di divisione

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it

«Gli australiani amano la discussione franca e cordiale. Ciò ha reso un buon servizio al movimento ecumenico. Un esempio può essere l’Accordo nel 2004 dai membri del Consiglio Nazionale delle Chiese in Australia. Questo documento riconosce un comune impegno, indica degli obiettivi, dichiara punti di convergenza, senza passare frettolosamente sopra alle differenze. Un simile approccio dimostra che non solo è possibile trovare risoluzioni concrete per una collaborazione fruttuosa nel presente, ma anche che abbiamo bisogno di continuare pazienti discussioni sui punti teologici di divergenza. Possano le deliberazioni, che intraprendete nel Consiglio delle Chiese ed in altri forum locali, essere sostenute dai risultati che avete già raggiunti.
Quest’anno celebriamo il bimillenario della nascita di san Paolo, lavoratore instancabile a favore dell’unità nella Chiesa primitiva. Nel brano della Scrittura che abbiamo appena udito, Paolo ricorda l’enorme grazia che abbiamo ricevuto nel divenire membra del Corpo di Cristo mediante il Battesimo. Questo Sacramento, che è la porta di ingresso nella Chiesa e il “vincolo di unità” per quanti grazie ad esso sono rinati (Unitatis redintegratio, 22), è conseguentemente il punto di partenza dell’intero movimento ecumenico. E tuttavia non è la destinazione finale. Il cammino dell’Ecumenismo mira in definitiva ad una comune celebrazione dell’Eucaristia (Ut unum sint, 23 - 24.45), che Cristo ha affidato ai suoi Apostoli come il Sacramento per eccellenza dell’unità della Chiesa. Anche se vi sono ancora ostacoli da superare, noi possiamo essere sicuri che un giorno una comune Eucaristia non farà che sottolineare la nostra decisione di amarci e servirci gli uni gli altri ad imitazione del nostro Signore: il comandamento di Gesù di “fare questo in memoria di me” (Lc 22,19) è, infatti, intrinsecamente ordinato al suo monito di “lavarci i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,14). Per questa ragione un sincero dialogo concernente il posto dell’Eucaristia - stimolato da un rinnovato e attento studio della Scrittura, degli scritti patristici e dei documenti dei due millenni della storia cristiana (Ut unum sint, 69-70) - gioverà indubbiamente a far avanzare il movimento ecumenico e ad unificare la nostra testimonianza davanti al mondo» [Benedetto XVI, Incontro ecumenico a Sydney, 18 luglio 2008].

Con estrema sincerità unita a grande speranza Benedetto XVI ha rilevato l’accordo nel ritenere che il movimento ecumenico sia ora giunto ad un punto critico tanto che per proseguire urge continuamente chiedere a Dio di rinnovare le nostre menti con la grazia dello Spirito Santo (Rm 12,2), che ci parla in continuità attraverso le Scritture e ci guida alla verità tutta intera (2 Pt 1,20-21; Gv 16,13).
“Dobbiamo stare in guardia - ha insistito Benedetto XVI - contro ogni tentazione di considerare la dottrina come fonte di divisione e perciò come impedimento a quello che sembra essere il più urgente ed immediato compito di migliorare il mondo nel quale viviamo. In realtà, la storia della Chiesa dimostra che la praxis non solo è inseparabile dalla didaché, dall’insegnamento, ma anzi ne promana. Quanto più assiduamente ci dedichiamo a raggiungere una comune comprensione dei divini misteri, tanto più eloquentemente le nostre opere di carità parleranno dell’immensa bontà di Dio e del suo amore verso tutti (2 Tm 1,8-10). Sant’Agostino espresse l’interconnessione tra il dono della conoscenza e la virtù della carità quando scrisse che la mente ritorna a Dio attraverso l’amore, e che dovunque si vede la carità, si vede la Trinità” (De Trinitate, VIII, 8,12).
Proprio per questa ragione il dialogo ecumenico avanza non soltanto mediante uno scambio di idee, ma condividendo doni che arricchiscono mutuamente (Ut unum sint,28,57). Un’‘idea’ è finalizzata al raggiungimento della verità; un ‘dono’ esprime l’amore. E ambedue sono essenziali al dialogo. L’aprire noi stessi ad accettare doni spirituali da altri cristiani stimola la nostra capacità di percepire la luce della verità che viene dallo Spirito Santo. San Paolo insegna che è nella koinonia della Chiesa che noi abbiamo la facoltà di difendere la verità del Vangelo e i mezzi di tale difesa, perché la Chiesa è edificata “sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti”, avendo lo stesso Gesù quale pietra angolare (Ef 2,20).

Le immagini bibliche complementari di “corpo” e di “tempio” per descrivere la Chiesa cioè il divino nella storia
Nell’adoperare l’immagine del corpo (1 Cor 12, 12-31), Paolo attira l’attenzione sull’unità organica e sulle diversità che permette alla Chiesa di respirare e di crescere. Ugualmente significativa, tuttavia, è l’immagine di un tempio solido e ben strutturato, composto di pietre vive, poggianti sul fondamento sicuro. Gesù stesso raccoglie in sé in perfetta unità queste immagini di “corpo” e di “tempio” (Gv 2,21-22; Lc 23,45; Ap 21,22).
Ogni elemento della struttura della Chiesa è importante; ma tutti vacillerebbero e crollerebbero senza la consapevolezza cioè la fede del loro rimando sacramentale alla presenza, all’incontro con la pietra angolare che è Cristo crocefisso risorto nel volto dei suoi per tutti e per tutto dove egli continua la sua incarnazione col dono del Suo Spirito cioè il divino nell’umano storico. Quali “concittadini” di questa “casa di Dio, i cristiani devono operare insieme per far sì che l’edificio rimanga saldo così che altre persone siano attratte ad entrarvi e scoprire gli abbondanti tesori di grazia che si trovano al suo interno. Nel promuovere i valori cristiani, non dobbiamo temere di proclamare la fonte dando comune testimonianza a Gesù Cristo Signore. E’ lui che ha affidato la missione agli “apostoli”, è lui del quale i “profeti” hanno parlato, ed è lui che noi offriamo al mondo.
Non possiamo non tentare e ritentare con fiducia e speranza di proseguire insieme nell’ardua via verso la piena unità con il coraggio di offrire una comune testimonianza che se ontologicamente punto di partenza dell’ecumenismo è il Battesimo e destinazione finale una comune celebrazione dell’Eucaristia esistenzialmente, spiritualmente per cattolici, ortodossi e riformati è ogni avvenimento dell’incontro con la Persona di Gesù che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. Paolo parla dell’importanza dei profeti nella Chiesa degli inizi; anche noi abbiamo ricevuto una comune chiamata profetica mediante il Battesimo. Occorre che tutti chiediamo allo Spirito del risorto che apra i nostro occhi per vedere i doni spirituali degli altri, apra i nostri cuori per ricevere la sua potenza e spalanchi le nostre menti per accogliere la luce della verità di Cristo.

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