Il Papa in Campidoglio
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«Gli episodi di violenza, da tutti deplorati, manifestano un disagio più profondo; sono il segno – direi – di una vera povertà spirituale che affligge il cuore dell’uomo contemporaneo. La eliminazione di Dio e della sua legge, come condizione della realizzazione della felicità dell’uomo, non ha affatto raggiunto il suo obiettivo; al contrario, priva l’uomo delle certezze spirituali e della speranza necessarie per affrontare le difficoltà e le sfide quotidiane. Quando, ad esempio, ad una ruota manca l’asse centrale, viene meno la sua funzione motrice. Così la morale non adempie al suo fine ultimo se non ha come perno l’ispirazione e la sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene. Dinnanzi all’affievolimento preoccupante degli ideali umani e spirituali che hanno reso Roma “modello” di civiltà per il mondo intero, la Chiesa, attraverso le comunità parrocchiali e le altre realtà ecclesiali, si sta impegnando in una capillare opera educativa, tesa a far riscoprire, in particolare alle nuove generazioni, quei valori perenni. Nell’era post – moderna Roma deve riappropriarsi della sua anima più profonda, delle sue radici civili e cristiane, se vuole farsi promotrice di un nuovo umanesimo che ponga al centro la questione dell’uomo riconosciuto nella sua realtà. L’uomo, svincolato da Dio, resterebbe privo della propria vocazione trascendente. Il cristianesimo è portatore di un luminoso messaggio sulla verità dell’uomo, e la Chiesa, che di tale messaggio è depositaria, è consapevole della propria responsabilità nei confronti della cultura moderna» [Benedetto XVI, Discorso nella visita in Capidoglio, 9 marzo 2009].
Roma, una città da sempre accogliente, che con il cristianesimo ha accolto la verità
Benedetto XVI ha gradito il fermo proposito del Sindaco di operare perché Roma continui ad essere faro di vita e di libertà, di civiltà morale e di sviluppo sostenibile, promosso nel rispetto della dignità di ogni essere umano e della sua fede religiosa. Per questo progetto la Chiesa cattolica si sente impegnata a non far mancare il suo attivo sostegno per ogni iniziativa culturale e sociale rivolta a promuovere il bene autentico di ogni persona e della Città nel suo insieme. E come segno di questa collaborazione il Papa ha donato al Sindaco e agli altri Amministratori il “Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa”.
Il Sindaco ha invitato, in piazza del Campidoglio ad accogliere il Papa, tutta Roma, con i movimenti di ispirazione cattolica, le associazioni, le parrocchie e anche i comuni cittadini perché in un momento così difficile per la città e per l’Occidente la visita ravvivi la grande speranza per trovare quella forza morale per superare la crisi. E il Pontefice che si è affacciato sia da piazza del Campidoglio per la cittadinanza e sia sul balcone che dà sui Fori imperiali per la storia ha sottolineato che il rapporto tra Amministrazione e Vaticano “è stato un buon laboratorio di collaborazione positiva tra le strutture amministrative dello Stato e il mondo della Chiesa. Credo possa essere un esempio per la politica italiana”; e sul rapporto tra mondo civile e religioso, “non si tratta di distinguere la società civile da quella religiosa ma di farle collaborare insieme nei diversi ambiti”, perché Roma, come è sempre stata, sia una città accogliente.
Specialmente negli ultimi secoli essa ha aperto i suoi istituti universitari e centri di ricerca civili ed ecclesiastica studenti provenienti da ogni parte del mondo, i quali, tornando nei loro Paesi, sono poi chiamati a ricoprire ruoli e mansioni di alta responsabilità in vari settori della società, come pure nella Chiesa.
Roma, come del resto l’Italia e l’intera umanità, si trova ad affrontare oggi inedite sfide culturali, sociali ed economiche, a causa delle profonde trasformazioni e dei numerosi cambiamenti sopravvenuti in questi ultimi decenni. Roma si è andata popolando di gente che proviene da altre nazioni e appartiene a culture e tradizioni religiose diverse, ed in conseguenza di ciò, ha ormai il volto di una Metropoli multietnica e multireligiosa, nella quale talvolta l’integrazione è faticosa e complessa. Da parte del soggetto sociale tra gli altri soggetti, cioè della comunità cattolica non verrà mai meno un convinto apporto per trovare modalità sempre più adatte alla tutela dei diritti fondamentali di ogni persona nel rispetto della legalità. E questo può avvenire attingendo nuova linfa alle radici della sua storia plasmata dal diritto antico e dalle utili luci sorte dalla fede cristiana come Luce che aiuta a trovare forza per esigere da tutti il rispetto delle regole di convivenza civile e così respingere ogni forma di intolleranza e discriminazione.
Dinnanzi all’affievolimento preoccupante degli ideali umani e spirituali che hanno reso Roma “modello” di civiltà per il mondo intero, la Chiesa, attraverso le comunità parrocchiali e le altre realtà ecclesiali, si sta impegnando in una capillare opera educativa, tesa far riscoprire, in particolare alle nuove generazioni, quei calori perenni. Nell’era post-moderna Roma deve riappropriarsi della sua anima più profonda, delle sue radici civili e cristiane, se vuole farsi promotrice di un nuovo umanesimo che ponga al centro, come è avvenuto al punto di partenza della cultura moderna, la rivendicazione della centralità di ogni essere umano concreto e della sua libertà, riconosciuto nella sua piena realtà cioè della sua verità. L’attuale riduzione dell’uomo a semplice prodotto della natura, e come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale, con un’etica ricondotta entro i confini del relativismo e dell’utilitarismo, con l’esclusione di ogni principio morale che sia valido e vincolante per se stesso, è un capovolgimento del punto di partenza della cultura moderna. L’uomo, svincolato da Dio, resterebbe privo della sua origine e della propria vocazione trascendente. Il cristianesimo è portatore di un luminoso messaggio sulla verità di ogni uomo, e la Chiesa, di tale messaggio è depositaria, è consapevole della propria responsabilità nei confronti della cultura contemporanea ed aiuta a trovare la via verso il futuro.
La morale non adempie al suo fine ultimo se non ha come perno l’ispirazione e la sottomissione a Dio, se la trasgressione ai comandamenti anziché peccato di fronte alla fonte e al giudice di ogni bene vengono ridotti secolaristicamente a colpe contro la società
“Mi sia permesso – ha continuato Benedetto XVI –, inoltre, notare che gli episodi di violenza, da tutti deplorati, manifestano un disagio più profondo; sono il segno – direi – di una vera povertà spirituale che affligge il cuore dell’uomo contemporaneo. La eliminazione di Dio e della sua legge, come condizione della realizzazione della felicità dell’uomo, non ha affatto raggiunto il suo obiettivo; al contrario, priva l’uomo delle certezze spirituali e della speranza necessarie per affrontare le difficoltà e le sfide quotidiane. Quando, ad esempio, ad una ruota manca l’asse centrale, viene meno la funzione motrice. Così la morale non adempie al suo fine ultimo se non ha come perno l’ispirazione e la sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene”.
Subito dopo il discorso in Campidoglio Benedetto XVI ha completato il suo pensiero visitando le Oblate di Santa Francesca Romana, nel giorno della sua festa e nel quarto centenario della sua canonizzazione. E le ha invitate a continuare ad essere “polmone spirituale” della comunità cittadina, “polmone spirituale della società, perché…non venga a mancare il riferimento a Dio e al suo disegno di salvezza”. Per Benedetto XVI “è questo il servizio che rendono in particolare i monasteri luoghi di silenzio e di meditazione della Parola divina, luoghi dove ci si preoccupa di tenere sempre la terra aperta verso il cielo”. E nel mettere in evidenza la “peculiarità” del Monastero di Tor di Specchi, che “naturalmente riflette il carisma di Santa Francesca Romana”. Benedetto XVI ha osservato che “qui si vive un singolare equilibrio tra vita religiosa e vita laicale, tra vita nel mondo e fuori dal mondo… Un modello che non è nato sulla carta, ma nell’esperienza concreta di una giovane romana: scritto da Dio stesso nell’esistenza straordinaria di Francesca nella sua storia di bambina, di adolescente, di giovanissima sposa e madre, di donna matura, conquistata da Gesù Cristo, come direbbe san Paolo. Non per nulla le pareti di questi ambienti sono decorate da immagini della vita di lei, a dimostrare che il vero edificio che Dio ama costruire è la vita dei santi”. Anche ai nostri giorni, ha quindi concluso il Papa, “Roma ha bisogno di donne – e naturalmente anche di uomini, ma qui voglio sottolineare la dimensione femminile – donne, dicevo, tutte di Dio e tutte del prossimo: donne capaci di raccoglimento e di servizio generoso e discreto; donne che sanno obbedire ai pastori, ma anche sostenerli e stimolarli con i loro suggerimenti, maturati nel colloquio con Cristo e nell’esperienza diretta sul campo della carità, dell’assistenza ai malati, agli emarginati, ai minori in difficoltà”.
Una fede amica dell’intelligenza e una prassi caratterizzata dall’amore reciproco e dall’attenzione premurosa ai poveri e ai sofferenti ha reso possibile la prima grande espansione missionaria nel mondo romano della città antica
Ma questa rimane la strada maestra per l’evangelizzazione di Roma anche oggi. “Come Vescovo di questa città – ha affermato Benedetto XVI - non possa dimenticare che anche a Roma, a causa dell’attuale crisi economica, va crescendo il numero di coloro che, perdendo l’occupazione, vengono a trovarsi in condizioni precarie e talora non riescono a far fronte agli impegni finanziari assunti, penso ad esempio all’acquisto o la locazione della casa. Occorre uno sforzo concorde fra le diverse Istituzioni per venire incontro a quanti vivono nella povertà. La Comunità cristiana, attraverso le parrocchie e altre strutture caritative, è già impegnata a sostenere quotidianamente tante famiglie che faticano a mantenere un dignitoso tenore di vita e, come già avvenuto recentemente, è pronta a collaborare con le autorità preposte al perseguimento del bene comune. Anche in questo caso i valori della solidarietà e della generosità, che sono radicati nel cuore dei romani, potranno essere sostenuti dalla luce del Vangelo, perché tutti si facciano nuovamente carico delle esigenze dei più,disagiati, sentendosi partecipi di un’unica famiglia. In effetti, quanto più maturerà in ciascun cittadino la coscienza di sentirsi responsabile in prima persona della vita e del futuro degli abitanti della nostra Città, tanto più crescerà la fiducia di poter superare le difficoltà del momento presente.
“E che dire delle famiglie, dei bambini e della gioventù? Grazie, Signor Sindaco, perché in occasione di questa mia visita, Ella mi ha offerto come dono un segno di speranza per i giovani chiamandolo con il mio nome, quello di un anziano Pontefice che guarda fiducioso ai giovani e per essi prega ogni giorno. Le famiglie, la gioventù possono sperare in un avvenire migliore nella misura in cui l’individualismo lascerà spazio a sentimenti di fraterna collaborazione fra tutte le componenti della società civile e della comunità cristiana. Possa anche questa erigenda opera essere uno stimolo per Roma per realizzare un tessuto sociale di accoglienza e di rispetto, dove l’incontro tra la cultura e la fede, tra la vita sociale e la testimonianza religiosa cooperi a formare comunità veramente libere e animate da sentimenti di pace. A questo potrà offrire un suo singolare apporto anche il realizzando “Osservatorio per la libertà religiosa”, a cui Ella ha fatto poc’anzi accenno”.