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Dio è apparso – come bambino

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Il Dio che in Gesù possiede un volto umano “è apparso” come bambino con il futuro dalla sua parte: questa l’essenza del Natale

«La lettura tratta dalla Lettera di san Paolo apostolo a Tito… inizia solennemente
con la parola “apparuit”, che ritorna poi di nuovo anche nella lettura della Messa dell’aurora: apparuit – “è apparso”. E’ questa una parola programmatica con cui la Chiesa, in modo riassuntivo, vuole esprimere l’essenza del Natale. Prima, gli uomini avevano parlato e creato immagini umane di Dio in molteplici modi. Dio stesso aveva parlato in diversi modi agli uomini (Eb 1,1). Ma ora è avvenuto qualcosa di più: Egli è apparso. Si è mostrato. E’ uscito dalla luce inaccessibile in cui dimora. Egli stesso è venuto in mezzo a noi. Questa era per la Chiesa antica la grande gioia del Natale: Dio è apparso. Non è più soltanto un’idea, non soltanto qualcosa da intuire a partire dalle parole. Egli è “apparso”. Si è mostrato. Ma ora ci domandiamo: Come è apparso? Chi è Lui veramente? La lettura della Messa dell’aurora dice al riguardo: “apparvero la bontà di Dio… e il suo amore per gli uomini” (Tt 3,4). Per gli uomini del tempo precristiano, che di fronte agli orrori e alle contraddizioni del mondo temevano che anche Dio non fosse del tutto buono, ma potesse senz’altro essere anche crudele ed arbitrario, questa era una vera “epifania”, la grande luce che ci è apparsa: Dio è pura bontà. Anche oggi, persone che riescono più a riconoscere Dio nella fede si domandano se l’ultima potenza che fonda e sorregge il mondo sia veramente buona, o se il male sia altrettanto potente e originario quanto il bene e il bello, che in attimi luminosi incontriamo nel nostro cosmo. “Apparvero la bontà di Dio… e il suo amore per gli uomini” questa è una nuova e consolante certezza che ci viene donata a Natale.
In tutte e tre le Messe del Natale la liturgia cita un brano tratto dal Libro del Profeta Isaia, che descrive ancora più concretamente l’epifania avvenuta a Natale: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre. Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine” (Is 9,5s). Non sappiamo se il profeta con questa parola abbia pensato a un qualche bambino nato nel suo periodo storico. Sembra però impossibile. Questo è l’unico testo dell’Antico Testamento in cui di un bambino, di un essere umano si dice: il suo nome sarà Dio potente, Padre per sempre. Siamo di fronte ad una visione che va di gran lunga al di là del momento storico verso ciò che è misterioso, collocato nel futuro. Un bambino, in tutta la sua debolezza, è Dio potente. Un bambino, in tutta la sua indigenza e dipendenza, è Padre per sempre. “E la pace non avrà fine”. Il profeta ne aveva prima parlato come di “una grande luce” e a proposito della pace proveniente da Lui aveva affermato che il bastone dell’aguzzino, ogni calzatura di soldato che marcia rimbombando, ogni mantello intriso di sangue sarebbero stati bruciati (Is 9,1.3 – 4).
Dio è apparso – come bambino. Proprio così Egli si contrappone ad ogni violenza e porta un messaggio che è pace. In questo momento, in cui il mondo è continuamente minacciato dalla violenza in molti luoghi e in molteplici modi; in cui ci sono sempre di nuovo bastoni dell’aguzzino e mantelli intrisi di sangue, gridiamo al Signore: Tu, il Dio potente, sei apparso come bambino e ti sei mostrato a noi come Colui che ci ama e mediante il quale l’amore vincerà. E ci hai fatto capire che, insieme con Te, dobbiamo essere operatori di pace. Amiamo il Tuo essere bambino, la Tua non violenza, ma soffriamo per il fatto che la violenza perdura nel mondo, e così Ti preghiamo anche: dimostra la Tua potenza, o Dio. In questo nostro tempo, in questo nostro mondo, fa che i bastioni dell’aguzzino, i mantelli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati, così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo» [Benedetto XVI, Santa Messa di Mezzanotte, Natale 2011].

Hegel e l’idealismo affermano che il male è altrettanto potente e originario quanto il bene e il bello, che anche il negativo appartiene all’Assoluto come il positivo e quindi nessuna certezza che il futuro sia dalla parte della Verità e dell’Amore e di chi crede alla Verità e all’Amore con la sola forza della Verità, del Bene e dell’Amore. Con la risurrezione del Verbo incarnato, la più grande “mutazione” storica mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, tutto il suo essere è perfetta ed intima unione con Dio, che è il Bene, l’Amore davvero più forte della morte. Egli, il Dio, l’Assoluto, l’Essere apparso come bambino, è perfetta ed intima unione con Dio. Egli è una cosa sola con la Vita indistruttibile e pertanto poteva donare la propria vita lasciandosi uccidere, ma non poteva soccombere definitivamente alla morte: in concreto nell’Ultima Cena egli ha anticipato e accettato per amore la propria morte in croce, trasformandola così nel dono di sé, quel dono che ci dà la vita, ci libera e ci salva.
E il demonio, che preesisteva alla creazione dell’uomo, è all’origine della prima disgrazia dell’umanità. Ma Satana, malvagità fatta persona, tutto intento a rendere malvagio anche l’uomo, sarà sottomesso al potere di Cristo: rimane pur sempre una creatura, creata buona e divenuta cattiva, non la capacità di porsi, manicheisticamente, in opposizione a Dio come forza uguale e contraria.
Non c’è concezione cristiana di Dio e della vita dell’uomo, della storia, se si oblitera un particolare fondamentale come quello del centro dell’opposizione all’avvenimento dell’incarnazione redentrice di Cristo che permane nella storia, non più certo, con la possibilità di vincere che ha avuto prima dell’incarnazione del Figlio di Dio. Rifiutando di riconoscerlo esistente, uscendo quindi dal quadro della testimonianza biblica e del normativo insegnamento ecclesiastico o, pastoralmente, non presentandolo adeguatamente nella catechesi si corre il rischio di perdere la consapevolezza della natura profonda e cattolica della fede e di non averne una visione adeguata su chi è Dio e chi è ogni uomo, influenzati dall’idealismo. Di fronte agli orrori e alle contraddizioni che accadono quanti non riescono più a mantenere la certezza di fede che da Dio viene solo bene, l’amore con il futuro dalla loro parte.

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