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La scelta di Sophie e della Rosa Bianca

Autore:
Olivari, Antonella
Fonte:
Cattolica News
All'uscita dell'atteso film sulla Rosa Bianca, Alessandra Lombardi racconta le ragioni e il valore di questo documento storico.

Il 28 ottobre è il giorno tanto atteso dagli appassionati della storia di Sophie e Hans Scholl nella Germania dell'epoca nazista. Arriva nelle sale cinematografiche il film di Marc Rothemund "La Rosa Bianca. Sophie Scholl", Orso d'Argento come miglior film al Festival di Berlino 2005 e candidato tedesco all'Oscar 2006 come miglior film straniero. Julia Jentsch ha vinto l'Orso d'Argento come miglior attrice protagonista.

Ne parliamo in anteprima con Alessandra Lombardi, ricercatrice di linguistica tedesca presso l'Università Cattolica di Brescia, che alla vicenda di Sophie si è avvicinata traducendo gli atti del processo a Kurt Huber, il professore di filosofia che stese gli ultimi due volantini contro il Terzo Reich, distribuiti dai fratelli Scholl. Il saggio è pubblicato nella collana "Humanitas", "Figure della resistenza al nazismo", edita dalla Morcelliana. La docente ha introdotto il film proiettato il 27 ottobre in anteprima presso il cinema Astra di Brescia.

Chi è Sophie Scholl?
Più di 80 istituti scolastici in Germania portano oggi il suo nome. Nel 2000 un referendum popolare la proclama "donna tedesca del XX secolo". Sophie è una ragazza di 21 anni che si sforza di pensare con la propria testa, di pensare "diversamente" in quella Germania acritica, indifferente, appiattita sulla visone nazionalsocialista del mondo. Qui sta la provocazione, il fascino e l'attualità sconcertante della sua testimonianza, della sua lezione di vita. E' nella semplicità dei quotidiani che inizia la sua sfida alla dittatura: nel contatto assiduo, sviluppato attraverso la lettura, con quella tradizione filosofica e culturale tedesca negata dal nazismo Sophie costruisce un po' alla volta le proprie convinzioni, con la coscienza libera e con la fede in Dio trova la forza e il coraggio di lottare per i propri ideali, per dire un deciso "no" alla dittatura e un forte "sì" alle ragioni morali della resistenza al male.

Il coraggio della giovane studentessa di fronte al totalitarismo nazista viene raccontato in modo fedele e allo stesso tempo artistico dal giovane regista Marc Rothemund, attraverso il resoconto degli ultimi cinque giorni di Sophie, davanti al giudice che la condannerà. Documenti che fino agli anni Novanta non sono stati disponibili…
Il film è basato su una ricostruzione fedele dei fatti a partire da documenti inediti, come i protocolli degli interrogatori e delle lettere e il diario di Sophie e ci restituisce la sequenza drammatica degli ultimi giorni della breve vita. Attraverso gli occhi di Sophie, interpretata con grande forza da Julia Jentsch che riesce a rendere lo spirito duro e il cuore tenero della protagonista, riviviamo la stampa clandestina del sesto e ultimo volantino contro Hitler, la sua distribuzione nell'androne dell'università il giorno della denuncia e dell'arresto, l'estenuante interrogatorio faccia a faccia con la cortese durezza del funzionario della Gestapo, Robert Mohr, il rifiuto di una via d'uscita offerta in extremis dallo stesso Mohr, il processo lampo celebrato dal giudice boia del Tribunale del Popolo, il famigerato Roland Freiser.
Il regista ha scelto una sceneggiatura scarna, essenziale, quasi teatrale, fatta di dialoghi di grande tensione emotiva, ma anche di silenzi, di sguardi, di gesti che ci proiettano nell'interiorità di Sophie e ci lasciano intravedere le ragioni della sua scelta, il senso del suo sacrificio.

Dunque, un giudizio più che positivo quello assegnato al film…
Mi ha colpito molto la rappresentazione del processo: l'attore che interpreta il giudice Freiser rende in maniera impressionante la retorica aggressiva, il fanatismo ideologizzato tipici del periodo nazionalsocialista. Traducendo i verbali del processo, mi ero costruita un'immagine di Freiser che corrisponde totalmente a quella resa da Rothemund nel film, così come le scene.
Nonostante il tragico epilogo, peraltro già preannunciato, il film ci tiene con il fiato sospeso fino all'ultimo istante. C'è un filo di speranza che attraversa gli ultimi giorni di Sophie e Hans nell'ora della morte, la fiducia di Sophie che il loro sacrificio non è vano, che la loro idea trionferà nonostante tutti gli ostacoli.

Quale eredità lascia questo film allo spettatore?
Un messaggio di speranza e una lezione di coraggio civile che vale oggi come ieri, non solo per il pubblico tedesco. E' "libertà" la parola che Sophie lascia scritta nella bella grafia sul retro dell'atto di imputazione prima di percorrere gli ultimi lenti ma ormai risoluti passi verso la ghigliottina. In coda al film il regista ha scelto di lasciar passare alcune immagini che hanno un profondo valore simbolico: un aereo degli alleati che all'indomani della caduta di Hitler lascia cadere sulla Germania devastata centinaia di migliaia di copie di volantini della Rosa Bianca. Una carrellata dei volti di tutti i membri del gruppo col verdetto emesso a loro carico. Alcuni frammenti dei discorsi di Wiston Churchill e Thomas Mann in memoria delle vittime della resistenza tedesca.
Come a dire che quella narrata nel film è la cronaca di un'esperienza corale, di un'azione in difesa dei diritti fondamentali che nella sua straordinarietà è alla portata di tutti.

Scheda del film

Monaco, 1943. Mentre la guerra di Hitler devasta l'Europa, un gruppo di coraggiosi giovani universitari decide di ribellarsi al nazismo e alla sua disumana macchina da guerra. Nasce così la Rosa Bianca, un movimento di resistenza al Terzo Reich. Sophie Scholl è l'unica donna che si unisce al gruppo. Una ragazza come tante, studentessa di biologia, che il tempo matura in una combattente audace ed impegnata fino ad essere definita la 'Giovanna d'Arco' tedesca. Il 18 febbraio 1943 Sophie ed il fratello Hans vengono scoperti ed arrestati mentre distribuiscono volantini all'università e insieme all'amico Christoph Probst vengono condannati a morte dai nazisti.
Negli ultimi giorni di serrato interrogatorio, Sophie rifiutò di fare i nomi dei suoi compagni tenendo testa all'ufficiale della Gestapo Robert Mohr. Colpito dalla sua intelligenza e dal suo straordinario coraggio, Mohr le offrì una via d'uscita, a patto che lei tradisse i suoi ideali. Sophie rifiutò, affrontando un processo sommario e, infine, la morte.

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