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Mostra di Venezia: un bilancio

Fonte:
CulturaCattolica.it
Venezia anticattolica?

Seguire la Mostra di Venezia è un po’ come immergersi, ogni giorno sempre di più, in un pozzo nero e terribile. Non scherziamo. Vivere la Mostra integralmente, per tutti gli undici giorni di proiezione, seguire le conferenze stampa, scrivere e annotarsi gli appunti, magari riuscire a mangiare e un po’dormire fatte salve quelle dodici, quattordici a volte persino sedici ore di proiezioni al giorno è un’esperienza che non consiglieremmo al nostro peggior nemico. Se poi, come è accaduto anche quest’anno, la maggior parte dei film raccontano non la realtà, ma un pezzo di questa e certo non dei più confortanti, l’esperienza si tramuta in tragedia. Perché a Venezia, dal 30 agosto al 9 settembre abbiamo vissuto letteralmente su un altro pianeta, fatto di famiglie distrutte, padri assenti, figli abbandonati, un governo (statunitense) tirannico e dai modi fascisti, un’Italia intollerante che ha in odio gli immigrati. Di contro è stata la Mostra della Pace, così come intesa dagli attivisti pacifondai. Tanti esempi da ricordare: i resistenti afgani nella guerra contro l’URSS e che diventano terroristi grazie alle armi degli americani, così come si racconta ne L’etoile du soldat di Cristophe de Ponfilly) (Giornate degli Autori) o il barbuto martire della Pace, impersonato da John Lennon, dapprima perseguitato dal governo Nixon, poi fatto fuori con la collaborazione della Cia così come raccontato in The U.S. vs John Lennon (Orizzonti).
Non sono mancati gli attacchi alla Chiesa, dal Cristo che compare in World Trade Center di Oliver Stone accolto da una bordata di fischi dalla stampa, alla II guerra mondiale raccontata da Paul Verhoeven in The Black Book (Concorso), in cui i liberatori cristiani sono rappresentati come aguzzini al pari dei nazisti. Per arrivare al Grande Inquisitore che nel delirante The Fountain di Darren Aronowsky (Concorso) scortica gli eretici predicando eresie (conta solo l’anima e non il corpo secondo l’Inquisitore). Su tutto comunque un velo di cinismo di fronte a film che in qualche modo e magari non senza qualche difetto testimoniano l’esistenza e la possibilità che del Bene nella Storia. E così si è bollato subito come film da buoni sentimenti World Trade Center, in realtà un film molto misurato e per nulla retorico nell’affronto della tragedia delle Torri Gemelle dalla prospettiva di due poliziotti sepolti e tratti in salvo dalle macerie. Anche dello splendido documentario di Spike Lee sull’uragano Katryna, delle quattro ore e passa in cui il regista afroamericano ha raccontato, spiazzando, la speranza di un popolo che osa pregare e cantare mentre impazza la furia della Natura, la critica di regime ha preferito concentrarsi sulla parte politica del film e sulle colpe attribuite ai soliti noti, George W. Bush e compagnia fascista.
Ci sono state anche delle sorprese, a partire da The Queen (Concorso) di Stephen Frears, intelligente racconto del privato dei Reali di Gran Bretagna, Infamous (Orizzonti) di Douglas McGrath, biopic frizzante su Truman Capote, Bobby di Emilio Estevez (Concorso) sulle ultime ore di vita di Robert Kennedy, raccontate però in modo originale attraverso diversi punti di vista. Due i film che tanto ci sono piaciuti: Nuovomondo, il film che Emanuele Crialese ha girato sulla vicenda di una famiglia siciliana che agli inizi del ’900 parte per il Nuovo Mondo. E’ un film interessante, che sfugge da qualsiasi ricatto politico per mettere a tema la semplicità di un popolo perduto fatto di bocche sdentate e vestiti rammendati ma in grado di rapportarsi con buon senso alla realtà e di aprirsi a uno stupore. Soprattutto è stata una sorpresa Children of Men di Alfonso Cuaròn, un film di fantascienza dagli scenari possibili. In un futuro prossimo, la Gran Bretagna è uno stato fascista e intollerante, che fucila immigrati irregolari. Ma il dramma è ben oltre l’aspetto politico: l’umanità è al capolinea. Nessuna donna è più fertile. Non ci sono più bambini. In un contesto così cupo e disperato, il miracolo. Una donna di colore all’ottavo mese di gravidanza. A difenderla da strumentalizzazione e violenze, uno spiantato interpretato da un efficace Cliwe Owen, nei panni armati di un vero e proprio San Giuseppe. Un vero e proprio film sull’Avvento della speranza incarnato nel corpicino di un bambino. La scena madre del film di Cuaròn, quando nel bel mezzo di una battaglia senza quartiere tutti si fermano, stupiti a contemplare il neonato, assieme alla “resurrezione” dei poliziotti dalle macerie del World Trade Center, sono stati i momenti più intensi e più veri di una Mostra che spesso ha assunto i connotati di uno specchio deformante la realtà.

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