007 – Quantum of solace
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Una delusione. Rispetto al film precedente, Casinò Royale, firmato da Martin Campbell, manca tutto, o quasi: non l’azione certamente, e nemmeno lo spettacolo violento che occupa la maggior parte delle sequenze di quest’ultimo episodio di Bond. A mancare è proprio la storia, ridotta ai minimi termini così come le psicologie dei personaggi; Bond stesso, il cui interprete, l’efficiente Daniel Craig, sembra un lontano parente del James Bond di Casinò Royale dove dominava come personaggio a tutto tondo, azione e sentimento, è qui invece ridotto ad una sorta di macchina dispensatrice di violenza; i personaggi secondari, tutti sottoutilizzati: i comprimari interpretati da Giancarlo Giannini e Gemma Aterton non riescono a incidere tanto è scarso il loro coinvolgimento nella storia, l’emissario della Cia impersonato da Jeffrey Wright è avulso dalla storia; lo stesso cattivo, raffigurato da Mathieu Amalric non ha lo spessore dei rivali di Bond in Casinò Royale, anzi pare un mix di frasi fatte e cliché. Meglio la bellissima Bond Girl, Olga Kurylenko, la cui storia di vendetta personale poteva però francamente essere sviluppata meglio. Decisamente più riuscito, anche perché sopravvive in lei un pizzico di ironia che è sempre stato il marchio di fabbrica di 007, M, vivo soprattutto grazie all’interpretazione di Judi Dench. L’impressione è che si sia voluto giocare al risparmio, non tanto in termini spettacolari (non mancano diversi cambi di location, forse anche troppi) quanto dal punto di vista della complessità della storia e delle risorse in campo. Qualcuno ha osservato che 100 minuti per un episodio di Bond sono un po’ pochini per rendere credibile un personaggio e una serie di avventure che hanno fatto grande il cinema recente e passato. Tutto vero: se poi dei 100 minuti 80 passano tra colluttazioni, inseguimenti e pestaggi veri, i minuti riservati al dialogo sono quasi nulli. Con buona pace di Paul Haggis che ha firmato (in parte) la sceneggiatura e anche del regista, il Marc Forster de Il cacciatore di aquiloni, mero illustratore di storie più che autore dallo stile personale, qui scialbo imitatore di Paul Greengrass e del suo splendido The Bourne Ultimatum, gioiello del cinema recente di pura azione e intrattenimento.