A proposito di Schmidt
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Di un attore come Jack Nicholson è stato già detto tutto. Semplicemente, è un mostro sacro. Come lui, forse, solo un pugno di interpreti sul pianeta. Raramente gigione e sempre incisivo sulla scena. Nicholson vanta una carriera dai titoli impressionanti e sfoggia un ventaglio di ruoli diversi e spesso indimenticabili. Ed è uno dei pochissimi a riscattare pellicole altrimenti trascurabili. E’ il caso di A proposito di Schmidt, in cui un regista promettente (Alexander Payne era l’autore del buon Election) dirige con garbo e con una certa ironia una storia però un po’ pasticciata e confusa. Un po’ dramma della solitudine, un po’ road movie dalle tinte malinconiche, il film prende nella seconda parte un’improvvisa piega grottesca (il matrimonio della figlia), per terminare in un bagno di retorica che sembra fatta apposta per far prendere l’ennesimo (meritatissimo) Oscar al protagonista. Un peccato, perché il cast (Hope Davis e Kathy Bates) è azzeccato e l’idea poteva essere buona. Solo per stomaci forti comunque il nudo integrale della più che matura (e decisamente soprappeso) Kathy Bates.