Ballistic
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Un titolo che è tutto un programma: Ballistic. Come il nome del regista: tale Wych Kaosayananda. O il nome del divo: Antonio – faccia da tonno – Banderas. Mi avevano detto di stare attenti a quei due, Wych e Toni, ma non ho dato retta a chi mi voleva bene. Non disprezzo i film di spionaggio e credevo che Banderas non ammorbasse tutto ciò che toccasse. Mi sbagliavo. Spy–story con morti e coreografie orientaleggianti: Banderas è un ex agente dell’FBI che non si rade da un pezzo ed ha una moglie che crede defunta. Lucy Liu è una pazza furiosa dagli occhi a mandorla che ammazza a destra e manca perché ha perso il figlio durante una missione. In mezzo, un agente segreto nazista, la moglie di Banderas che risorge improvvisamente, ed un altro agente cinese che dovrebbe fare la spalla allo spagnolo ma che scompare a metà film. Non ce l’ho con Kaosayananda, che è al primo film e ha tutto il tempo per cambiare mestiere. Ce l’ho con il bell’Antonio: a 43 anni suonati, si possono fare tante cose nella vita, senza bisogno di fare l’eroe salvando bambini per il mondo. Come fare i mestieri di casa con la bella Melanie. O, meglio ancora, andare a scuola di recitazione.