Basic Instinct 2

Thriller lombare (nel senso dalla vita in giù), fotocopia del primo Basic Instinct che fece scandalo nel 1992 per il ben noto accavallamento di gambe. Non cambiano protagonista (Sharon Stone che sembra più giovane di quattordici anni fa: miracoli del computer e della chirurgia estetica) né la vicenda. C'è sempre il fesso che cade nella trappola della donna (nel posto che fu di Michael Douglas c'è ora lo scialbo David Morrisey), c'è sempre il rompighiaccio, i lacci di cuoio intorno al collo e in generale quell'erotismo patinato e quell'atmosfera pruriginosa che aveva contribuito al successo del primo episodio. Il fatto è che sono passati quattordici anni e molto è cambiato, anche il gusto del pubblico a cui per scoprire l'entità dell'accavallamento delle gambe, basta un semplice clic del mouse. A ciò si aggiunga la tendenza che l'episodio due è sempre peggio dell'originale (tutt'al più se il film di partenza non è un capolavoro come in questo caso). Insomma, non un buon film, neanche per quanto riguarda l'aspetto di mera suspense o di puro erotismo (si vede poco e quel poco non soddisfa lo sguardo). Piuttosto, fa impressione proprio la protagonista, Sharon Stone. E non per la sua bellezza ma per la fine inquietante che sta imboccando. La Stone è una grande attrice ed è riuscita seppur con fatica e nel giro di diversi anni a scrollarsi di dosso l'immagine di sex symbol. Ha interpretato ruoli difficili, come quello di Ginger nello strepitoso Casinò di Scorsese ma, superati i quaranta, complice anche un'emorragia cerebrale che l'ha ridotta in fin di vita, ha fatto sempre più fatica a trovare spazio ad Hollywood accontentandosi di parti minori in film indipendenti (Oscure presenza a Cold Creek, il recente Broken Flowers). Ora, per rilanciarsi come protagonista, deve forzare la natura e tornare sui propri passi. Tornare indietro nel tempo interpretando senza troppa convinzione un ruolo vecchio di un decennio e più e sperando malinconicamente che la fortuna possa arriderle ancora.