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Battle in Seattle – nessuno li può fermare

Regia:
Stuart Townsend
La rievocazione degli incidenti scoppiati a margine del WTO organizzato nel dicembre del 1999 a Seattle
Voto: 5,0

Film schematico, con una tesi a senso unico: il male del mondo viene dalle multinazionali. Non è la prima volta che il cinema si interessa di G8, WTO e movimenti di protesta, Italia in testa con Carlo Giuliani, ragazzo della Comencini. Townsend, al primo film come regista, prova la strada della cronaca secca e sobria, adottando tanti diversi punti di vista, i manifestanti, i poliziotti, il sindaco, una reporter, cittadini comuni, i delegati “buoni” e “ cattivi”ma non riesce mai ad andare oltre facili slogan “contro” anzi rifugiandosi spesso nel cliché. Troppo semplice e troppo falso dipingere i manifestanti come un gruppo di bei ragazzi simpatici carichi di idealismo; troppo forzato dipingere il WTO come un meeting di interessi economici dove a parlare per il bene dell’umanità sono solo i delegati dei paesi più poveri; troppo riduttivo mostrare il volto violento della polizia (che in una sequenza massacra di botte Charlize Theron provocandole un aborto). Troppo semplice, insomma: e anche piuttosto inefficace da un punto di vista narrativo. Townsend mescola (poco) materiale di repertorio con parecchia fiction, affida ai titoli di coda la cronaca eroica degli ultimi 10 anni di lotta, condanna con vigore l’operato delle multinazionali e con molto meno forza l’operato dei black block, ma non appassiona mai, e questo proprio per la trappola ideologica in cui finiscono tutti i tanti, forse troppi personaggi, artificiosi e mai vivi, vitali e anche per alcuni passaggi filmici non chiari o troppo affrettati, come il passato del protagonista. Sprecato il bel cast: Woody Harrelson, Michelle Rodriguez, Ray Liotta, Charlize Theron compagna nella vita proprio di Townsend. Per film di questo tipo, una volta si sarebbe parlato di tante buone intenzioni. Ma in questo caso, neanche le intenzioni si salvano.

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