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Black Sheep – Pecore assassine

Regia:
Jonathan King
In una fattoria neozelandese a causa di una disgraziatissima sortita di alcuni animalisti, alcune pecore si tramutano in pecore feroci.
Voto: 8,0

Spassosissimo e politicamente scorretto. Black Sheep è davvero un bella e rivoltante sorpresa. La storia, tra l’allucinante e il surreale, non è lontana da una realtà fatta di organismi ibridi e follie animaliste. Anzi, al di là degli eccessi, sembra quasi verisimile. Fattoria placida nel cuore della verde Nuova Zelanda. Scenari da Il signore degli anelli, pascoli lucenti, centinaia di macchie bianche. Sono pecore, viste da lontano. Da vicino sembrano le creature più miti del pianeta. Se non fosse per alcuni esperimenti genetici (c’è di mezzo, ahinoi, lo zampino e lo sperma umano) che maldestramente un hippie animalista contamina. Le pecore diventano bestie assetate di sangue a caccia di carne umana; lo stesso hippie diventa un caprone carnivoro. Un apoteosi di sangue e follia con i due eroi protagonisti - un’animalista e un giovane ovinofobico - in perenne fuga alla ricerca di un antidoto. Horror comico e bizzarro, pieno di trovate simpatiche, a metà tra il Sam Raimi e il Peter Jackson degli esordi. Il regista, l’esordiente Jonathan King, punta sullo humour nerissimo per dissacrare i miti moderni: innanzitutto, la follia di certo animalismo che nel nome della salvezza dell’Animale vorrebbe distruggere il pianeta; la Scienza come principio e fine di ogni cosa; il misticismo vacuo New Age, sintetizzato magistralmente nel percorso dell’eroina di nome Experience, la quale dalle frasi fatte sul protocollo di Kyoto, l’energia positiva, il potere dell’agopuntura arriverà a imbracciare il fucile e mangiare “ostriche di montagna” (ovvero testicoli di montone). C’e persino una stoccata al bigottismo con un pastore (nel senso di reverendo) che, aspettando il ritorno dell’Agnello, si troverà la gola squarciata da un caprone. Tutt’altro che una variazione al genere horror, ma un film di idee e di sostanza. Divertentissimo, per stomaci fortissimi, e forse, chissà, perfino profetico.

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