Caccia spietata
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Western selvaggio e brutale che avrebbe meritato maggior fortuna al botteghino in Usa ma anche un po’ in tutto il mondo (Italia compresa, dove il film arriva con quasi due anni di ritardo). La storia è la caccia selvaggia tra due maturi ex combattenti nella guerra di Secessione: uno, Gideon (un Pierce Brosnan barbuto e quasi irriconoscibile) è la preda; l’altro Carver (Liam Neeson) è il cacciatore. L’inizio è inquietante: nelle terre selvagge del Nevada (ma il film è stato girato tra New Mexico e Oregon) la preda è braccata da un gruppo di mercenari. Non si sa nulla dell’azione: né i motivi dell’inseguimento, né tanto meno la psicologia dei personaggi. Tutto è lasciato volutamente all’oscuro mentre la macchina da presa dell’esordiente Von Ancken resta attaccata al corpo ferito di Brosnan. I grandi scenari, magnificamente fotografati dal veterano John Toll immergono lo spettatore quasi in un racconto di London, crudezze comprese (Brosnan si rappezza le ferite un po’ alla John Rambo): è il tratto più significativo del film. La parte centrale è più da tradizione del genere, con inevitabili rimandi ai tanti classici del passato, Quel treno per Yuma in primis. Ben confezionato e ben interpretato dai due protagonisti, non privo di crudezze che forse si potevano evitare, mostra qualche pecca nell’elaborazione delle figure di contorno, poco incisive; nella cattiva gestione del flashback chiarificatore, molto debole. Non mancano i rimandi biblici. Forse perché a produrre è la Icon di Mel Gibson.