Come Dio comanda
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Che Salvatores sia uno dei pochi registi italiani a saper girare è cosa nota. E’ l’unico nostro regista a permettersi spesso di uscire dagli schemi del già visto. I risultati non sono sempre felici, ma il regista di Mediterraneo ci prova e spesso toppa, più per difetti di scrittura che non per vizi visivi. Sarà per questo forse che uno degli esiti più riusciti sia stato Io non ho paura, dal romanzo di Ammaniti, contradditorio e suggestivo film di formazione, emozionante, ben recitato. Ora Salvatores, dopo essere passato tra i generi più diversi, dalla commedia all’italiana, alla fantascienza, al noir italiano torna a rivisitare cinematograficamente un altro romanzo di Amanniti. Il risultato è, come spesso accade per il regista di Turné, non del tutto riuscito. Da un lato, Salvatores azzecca ambientazione (le splendide, tetre e maestose montagne friulane), cita senza cadere nel ridicolo il memorabile Twin Peaks e riesce a rendere soprattutto attraverso i volti e la fisicità dei due protagonisti, Filippo Timi e Alvaro C…., l’aspetto selvaggio e misteriosamente affascinate del romanzo. Alcune sequenze sono altamente suggestive e difficilmente ritrovabili nel cinema italiano attuale (la parte centrale sotto la pioggia; lo struggente finale). Peccato per alcune scelte sbagliate che restano nella memoria almeno tanto quanto gli aspetti più significativi. Su tutte, la scelta infausta di affidare l’interpretazione di Quattro Formaggi a Elio Germano, attore giovane e capace, qui però visibilmente troppo sopra le righe, poco credibile nei panni di un ragazzo con problemi mentali. Ma altre cose colpiscono: il rapporto difficile perché affidato al solo istinto, carico di dubbi ma segnato dall’amore tra il padre e il figlio; l’innamoramento del ragazzo nei confronti di una sua compagna; il finale, per una volta tanto positivo. Forse non è proprio un film natalizio in senso stretto, e quella certamente non è una sacra famiglia, ma almeno lo è, una famiglia, selvatica, selvaggia, senza regole, istintiva, violenta ma ultimamente unita. Nella gioia, nel dolore, nella salute e nella malattia: come Dio comanda.