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Genitori e figli: agitare bene prima dell’uso

Regia:
Giovanni Veronesi
Tema in classe: genitori & figli. Si cimenta nella prova Nina, la figlia di una coppia sull’orlo della separazione.
Voto: 6,0

Non ci ha mai convinto Giovanni Veronesi. Né da un punto di vista strettamente cinematografico, né tanto meno dal punto di vista dei contenuti. Il curriculum: un filotto di film furbi e che hanno incassato bene al botteghino – i due capitoli di Manuale d’amore e il recente Italians – strutturati a episodi, fragilissimi da un punto di vista narrativo, qua e là divertenti (ci ricordiamo bene il bravo Verdone proprio in Italians e soprattutto nel primo Manuale), ma davvero superficiale nel raccontare la sfera amorosa o nel mettere alla berlina i vizi degli italiani. In precedenza Veronesi non è che avesse fatto di meglio: un film con Pieraccioni, il dimenticabile Il mio West e un pugno di commedie che forse non rimarranno scolpite nella storia del cinema: Streghe verso nord con Teo Mammuccari, Viola bacia tutti con la coppia Mastandrea-Argento e Il barbiere di Rio con Abatantuono. I due titoli più interessanti sono Per amore, solo per amore e Che ne sarà di noi?. Nel primo, piuttosto insolito, si racconta una versione umana (troppo umana?) di San Giuseppe e del suo amore per Maria e il bambinello. Il secondo, Che ne sarà di noi?, cercava di raccontare i sogni e le speranze di un paio di amici appena usciti dal liceo. Un titolo bellissimo che però non manteneva tutte le promesse. In Genitori & figli il regista toscano rischia finalmente qualcosa di diverso dalla formula consolidata di Manuale d’amore. Una sola storia cerchiata da una cornice e l’obiettivo, arduo, di raccontare il mondo dei genitori e dei figli, due mondi segnati dall’incomunicabilità. Veronesi racconta con un certo realismo la sconfitta graduale ma inarrestabile di due genitori (Orlando e Littizzetto, non eccezionali) di fronte alla figlia quindicenne in piena esplosione ormonale ma anche in cerca di appoggio e di un giudizio sulle proprie scelte. I due non sanno che fare: isterici, sempre sopra le righe, vivono rapporti extraconiugali più o meno segreti, spalleggiati da una figlia che pare abbandonata a sé stessa. Non sprovvista di intelligenza, anzi dotata di un certo buon senso, Nina è mal consigliata da pseudo amiche e rischia seriamente di buttare la propria vita tra le braccia del primo che passa. Veronesi che – spiace sottolinearlo – vede come principale problema dell’adolescenza la ricerca spasmodica della “prima volta”, banalizza un personaggio potenzialmente interessante. E riduce la domanda affettiva, questa sì, fondamentale nell’adolescenza a una pura questione di tecnica sessuale o a mero sentimento. Gli adulti non ne escono bene, quasi per nulla. Se Orlando e Littizzetto hanno il merito di non diventare compagnoni dei figli, seguendo la china pericolosissima degli adulti-bambini di tanti film adolescenziali degli ultimi anni, non hanno davvero risposte da dare alla figlia, né in un senso, né nell’altro. Sono figure fragili sia psicologicamente sia narrativamente, che cercano disperatamente di fornire un giudizio rispetto alle domande serrate e serie della figlia. Come nella sequenza in cui la Littizzetto si sforza non trovando le parole di spiegare che no, è troppo presto a 15 anni fare l’amore con il fidanzatino. Vorrebbe spiegare che non è giusto, che non è serio, che è un buttarsi via, ma la sua spiegazione è confusa anche se sensata. “Aspetta il ragazzo giusto”, le dice: il che è un timido, timidissimo e insicuro tentativo di giudizio, che la ragazza ovviamente si guarderà bene dal seguire. Terribile invece il personaggio interpretato da Piera Degli Esposti: donna naif ed egoista, in punto di morte e dopo anni di lontananza, si ritroverà col figlio Orlando e soprattutto cederà alla nipote come dono finale il proprio appartamento per la fatidica prima volta. Un’eredità triste e sterile che non risponde davvero alla domanda affettiva che la ragazza, in maniera acerba, ha posto per tutta la durata del film.

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