Giorni e nuvole
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L’ultimo film di Soldini, cineasta esperto e delicato soprattutto nel trattare figure femminili (sono suoi per esempio Pane e tulipani e il recente ma meno riuscito Agata e la tempesta) è un dramma famigliare intenso, ben diverso dal punto di vista del registro dalle commedie precedenti. E’ un dramma dalla forte verosimiglianza, ambientato a Genova, dove un ingegnere nautico prede improvvisamente il lavoro. Troppo dura rivelare il fallimento di sé e dei propri ideali alla moglie e alla figlia. Così Michele (uno strepitoso Antonio Albanese) tira a campare, nascondendo la verità, fino alla resa dei conti. Riassunta così la trama, Giorni e nuvole appare una rivisitazione tuta italiana di un altro notevole film sulla perdita del lavoro uscito qualche anno fa, A tempo pieno di Laurent Cantet. In realtà la rivelazione del proprio fallimento non è la conclusione ma è un nuovo inizio per una famiglia che deve rimettersi in gioco: Elsa (Margherita Buy) deve abbandonare tutto per stare accanto al marito: deve rinunciare alla propria passione (il restauro di affreschi antichi); deve abbandonare la casa per andare a vivere in affitto; deve, soprattutto. rimettersi a lavorare, facendo lavori umili come la segretaria o la centralinista. E’ una vita di fatica, come dirà Elsa al marito in una delle sequenze più intense del film, ma è una vita che Elsa accetta, pur con tutte le difficoltà e le tensioni, anche famigliari, che questa scelta comporterà. Elsa, in poche parole, risponde a una realtà che appare sin dall’inizio ingiusta (Michele ha perso il lavoro non per propria incapacità ma perché si era opposto ai soci riguardo ad alcuni licenziamenti ingiusti) ma che c’è e reclama una risposta. Ci sta Elsa a compiere ad affrontare questo cammino di fatica. Un po’ meno Michele, combattuto tra una disoccupazione che lo opprime e lo umilia e i rimorsi di fronte a occasioni lavorative perdute. Ma alla fine anche Michele cede alla realtà, accompagnato e accolto dalla famiglia (la vera protagonista del film): l’intervento provvidenziale della figlia e del compagno di lei che lo accolgono in casa e gli offrono un lavoro.
Un bel film, questo di Soldini, serio e realista, che ha il coraggio di affermare la famiglia come centro di recupero umano e sociale in un mondo che è fatto di lupi ma dove non manca neanche la solidarietà umana (gli ex dipendenti di Michele). Una famiglia non perfetta, piena di limiti e non priva di tradimenti (vissuti con vergogna e rimorso da entrambi i coniugi) ma capace di reale compagnia. La condizione perché questa famiglia possa combattere unita? Dire di sì con gratuità e misericordia. Dirsi di sì l’uno all’altra come la Madonna all’Angelo nello splendido finale contemplativo di fronte all’Annunciazione.