Hostel
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Prodotto da Quentin Tarantino, Hostel è un horror nichilista e disperato. Tre ragazzi (un ebreo, un latino americano e un islandese) giungono ad Amsterdam per sperimentare ogni tipo di trasgressione: sesso e droga sono i piatti principali. Ma vogliono di più e, dietro consiglio di un ragazzo slovacco, si recano alle porte di Bratislava in un ostello delle meraviglie. Ma troveranno una brutta sorpresa. Quello che più colpisce di Hostel non è tanto l'esibizione pornografica di carne maciullata o corpi (femminili) perfetti. Quello che colpisce è l'esibizione gratuita e senza giudizio di corpi senz'anima, non più persone. Anzi, pezzi di corpi che non rimandano ad altro. E così, come i ragazzi nel quartiere a luci rosse di Amsterdam, lo spettatore si aggira tra le vetrine che offrono tutto ciò che appare più desiderabile per l'uomo moderno. E sceglie: è infatti un problema solo di gusti: come in un enorme centro commerciale, la scelta non manca per il consumatore assetato. E così, spazio alle vetrine di donne nude, pratiche sessuali di ogni genere e – perché no – alle sevizie di ogni genere. E' solo un gioco e l'imperativo categorico è: divertirsi, divertirsi, divertirsi. Poco importa che ci siano persone dietro al vetro. Sono solo corpi. Corpi da consumare fino in fondo. Fino all'ultimo vaso sanguigno, fino all'ultimo dei tendini. Il tutto nel nome di una falsa libertà che è l'anticamera della disperazione.