I cento passi
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Il milanese Marco Tullio Giordana, non nuovo a tematiche politiche (Pasolini, un delitto italiano, 1995), riesuma uno dei tanti casi irrisolti dalla giustizia in Italia (il processo intentato a Badalamenti è tuttora in corso), per il racconto di un’Italia vittima del potere mafioso. Combinando la tradizione florida del cinema di denuncia politica al racconto di un giovane suggestionato dal ’68 ed in lotta per la libertà, Giordana ha il pregevole merito di non scadere mai nella facile retorica (tranne, forse, nel finale) né in una santificazione dell’ Impastato tanto semplice quanto inopportuna, per il racconto di un giovane rabbioso, in lotta contro il mondo ma da questo miseramente schiacciato. In questo senso, Peppino è il vero simbolo della gioventù sessantottina, tutta slanciata verso ideali grandi (Giustizia, Libertà), incompresa dalle istituzioni e tragicamente votata al fallimento. In definitiva, un film solido, dotato di una buona sceneggiatura ed interpreti azzeccati, e uno dei rari film a dare un giudizio di valore sul Sessantotto non riduttivo.