I quattrocento colpi
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Un ragazzino dodicenne si difende come può da un ambiente ostile: marina la scuola, racconta qualche bugia, compie piccoli furti. Pizzicato per il furto di una macchina da scrivere, verrà internato in riformatorio. I quattrocento colpi è un film sul legame che rende liberi, ricercato con ostinazione da un ragazzino che domanda solo di essere accolto per quello che è: un bambino non particolarmente diligente ma nemmeno troppo monello. Ma nessuno sembra dargli ascolto. Non il maestro di scuola, che pensa a più a punire gli alunni che a educarli, e nemmeno i due distratti genitori. Senza una figura autorevole, scaricato da un mondo che premia solo i vincenti, ad Antoine non rimarrà che la fuga verso quel mare che non ha mai potuto vedere, verso quell’immensità che ha sempre sussurrato nelle preghiere, e verso un abbraccio che non avrà mai fine. Primo lungometraggio del ventisettenne Truffaut, ricco di spunti autobiografici (Truffaut, orfano e mezzo delinquente, venne accolto nella casa di un grande critico francese), è uno dei pochi film dalla parte dei bambini e del loro desiderio, spesso soffocato, di essere amati per sempre.