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Il Cattivo Tenente – Ultima Chiamata New Orleans

Regia:
Werner Herzog
A New Orleans un tenente tossicodipendente indaga su un gruppo di spacciatori fatti fuori.
Voto: 6,5

Strano oggetto non ben identificabile, l’ultimo film di Werner Herzog, film ambiguo e ambivalente fin dall’ispirazione. Perché, certo, Il cattivo tenente originale, il capolavoro di Abel Ferrara del 1992, è più volte riecheggiato nel clima decadente di una città sfatta, marcita sotto una montagna d’acqua come la New Orleans dopo l’uragano Katrina, nella caratterizzazione “tossica” più che maledetta del cattivo tenente interpretato da Cage. Molti però i punti di distacco: non esiste nel film di Herzog quel dramma esistenziale marchio di fabbrica del cinema di Ferrara degli anni ’90 e che sfociava proprio nel film interpretato da Harvey Keitel in un grido drammatico a Dio. D’altro canto il film di Herzog è un poliziesco duro, brutale, molto realistico e che rispetta in modo verosimile le regole del genere: spaccio, gang di delinquenti, perquisizioni, omicidi, interrogatori. Tutti elementi necessari per qualsiasi crime movie e che però con Herzog diventano quasi un pretesto per dire altro. Che cosa? Sicuramente per ribadire l’ossessione che attraversa gran parte del cinema di Herzog, il drammatico dissidio tra io e natura, intesa come un mondo selvaggio e fascinoso, a tratti caotico e a tratti misterioso. Forse che il dissidio morale, interiore dell’ufficiale di polizia di Cage, dedito alle scommesse e alla droga eppure guardiano della giustizia, capace di portare a termine un’inchiesta difficile c’entra con il lato oscuro del cuore dell’uomo, con quel guazzabuglio che è il cuore di tutti gli uomini? Direi di sì. Il cattivo tenente non è un film tanto distante dal capolavoro più conosciuto di Herzog, Fitzcarraldo o da uno dei suoi film più recenti e più belli, lo splendido, avvincente L’ignoto spazio profondo dove il regista di Monaco di Baviera raccontava la misteriosa caotica armonia dello spazio attraverso filmati della NASA. L’obiettivo è sempre quello: raccontare o meglio sondare l’insondabile e l’irrazionale, sia posto questo nel pieno di una foresta rigogliosa, tra le profondità eterne del cielo o nella melma senza speranza di una città-palude, in cui si agitano viscidi serpenti e squallidi allibratori, alligatori fatti a pezzi e poliziotti caduti in un baratro senza fine.

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