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Il diavolo veste Prada

Regia:
David Frankel
Cast:
Meryl Streep, Anne Hathaway
Una neolaureata si ritrova a far da assistente alla temibile Miranda Priestley, temibile direttrice della rivista di Moda Runway.
Voto: 6,0

Quanti film sulla moda sono usciti? Non tanti, almeno a nostra memoria. Ci ricordiamo, tra i titoli più recenti, Pret à Porter di Robert Altman, ma ben poco altro. E forse proprio in questo che va ricercato la radice del successo de Il diavolo veste Prada, in quel mondo della moda e in quel lavoro da assistente di moda, che, come si dice nel film “un milione di donne farebbero di tutto pur di ottenerlo”. La moda, le griffe, abiti di migliaia di dollari da cambiare vorticosamente come pannolini usati: anche questo è spettacolo. L’esordiente Frankel (esordiente per modo di dire: viene da una gavetta importante a Sex & The City) non inventa nulla di nuovo. Ambientazione newyorchese molto cool (anche se nel finale fa capolino l’immancabile, romantica Parigi), un buon cast (anche se mal doppiato: in originale il film, obiettivamente molto più divertente) e una storia che lascia aperta a molte possibilità equivoche e ridicole. La vicenda di una ragazza comune che improvvisamente si ritrova smarrita in un mondo di cui non conosce regole e parole. Gag carine, soprattutto nella prima parte del film, Meryl Streep che gioca a fare la vipera, qualche personaggio di contorno ben riuscito (Stanley Tucci, il cui personaggio meriterebbe un film a parte), qualche altro un po’ troppo schematico e artificioso: gli amici di Andy, poco più che comparse e soprattutto lui, il fidanzato-chef-spiantato mal vestito, incapace di cucinare (occhio al toast!) e però con una faccia da passerella. Il diavolo veste Prada è una commedia griffata praticamente ovunque ma piuttosto divertente. Griffata, ma non graffiante, è vero, se si eccettua la sequenza intensa della Streep umanizzata e senza trucco.

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