Il grande Nord

E’ un film emozionante, Il Grande Nord. A metà tra fiction e documentario, il film di Nicolas Vanier segue passo dopo passo la vicenda di quello che potrebbe essere il protagonista di un romanzo di Jack London, Norman Winther, uno degli ultimi cacciatori di pellicce. La meraviglia di una natura incontaminata fa da sfondo a una battuta di caccia lunga mesi e in cui il protagonista vive in completo isolamento, sostenuto dalla compagnia dei cani da slitta. Per lunghe sequenze si rimane a bocca aperta di fronte a colori, rumori e spettacoli struggenti: in questi casi vale più l’immagine che è riflesso del Mistero più che mille parole. E infatti il commento, affidato a una voce fuori campo, è spesso inutile e appesantito da qualche recriminazione di stampo ambientalista (le lamentele contro il progresso e i tagliaboschi; l’immagine di una città piena di pericoli). Ma il giudizio è nel complesso chiaro e centrato: la caccia come un mestiere nobile e anche necessario per il mondo nella misura in cui si ha rispetto, cioè si ama, la natura e gli animali, che rimangono al servizio dell’uomo.