Il mestiere delle armi
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Rigorosissimo da un punto di vista formale, filologico della ricostruzione storica, l'ultimo film di Olmi racconta il '500, attraverso uno dei personaggi più controversi: Giovanni dalle Bande Nere, condottiero spregiudicato, violento e devotissimo al Pontefice. Olmi ha coraggio a descrivere un'epoca contraddittoria, attraverso l'eroismo ispirato dalla Fede di un uomo che seppe arrestare, seppur per poco, l'avanzata dei Lanzichenecchi. Un'epopea del Sacrificio, che non sbanda mai nella retorica, ma che restituisce la memoria al valore di uomini dimenticati, eppure fondamentali pedine nel corso della Storia. Di sicuro impatto la sequenza dello sfregio violento al Cristo crocefisso e commovente il finale, con i ricordi struggenti d'amore dell'eroico capitano. Un film che avvince e che fa tifare per Giovanni e per la lingua italiana, mai così espressiva. E si odia il duca d'Este, traditore, e quel luterano dal nome ignobile, che, con un cappio d'oro, discese l'Italia per attaccarvi il Papa. Ma è con l'amarezza, che scrivo queste righe. E non esiste eroe che la potrebbe strappare.