Il Pianista
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Risuona tra le crepe di un palazzo in fiamme. Risalta tra le urla di dolore di migliaia di deportati. Riecheggia nella solitudine angosciata di un uomo perduto. E’ la Bellezza, l’unica a dare speranza a quest’uomo, di professione pianista. E’ la Bellezza a rendere quest’uomo, spogliato di tutto (famiglia, amore, beni, libertà), innamorato come pochi della vita. E’ la Bellezza a cambiare la vita di quest’uomo e di chi gli sta accanto. Roman Polanski gira uno dei suoi film migliori di sempre evitando accuratamente il sentimento che di solito intasa film del genere, per affidarsi invece alla sua memoria della guerra, del dolore e del male. Il risultato è un capolavoro, in grado di giudicare la Storia in maniera orizzontale (il film è scandito da date ed eventi storici), ma soprattutto verticale, scavando con profondità nel cuore di un uomo. E’ la storia di un uomo di fronte alla guerra. Della sua vita tra i pericoli di una realtà infida e di un mondo che sembra sommerso dal male. E’ la storia di un pianista. Di uno che crede nella vita e in una Bellezza che brucia dentro e rende inquieti. E che spera. Sempre. Nella gioia e nel dolore. Nella salute e nella malattia.