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L'uomo senza ombra

Regia:
Paul Verhoeven
Cast:
Kevin Bacon, Elisabeth Shue
Il dottor Sebastian Caine (K. Bacon) lavora con un team di scienziati ad un progetto di scomposizione molecolare che può rendere l’invisibilità. Quando decide di sperimentare su di sé il siero, la sua ex-fiamma (E. Shue) tenta con ogni mezzo di impedirlo.
Voto: 6,0



Paul Verhoeven (Atto di forza, Basic Instinct) si avventura in un terreno a lui più che congeniale (Starship Troopers) aggirando l’ostacolo di un soggetto già utilizzato (e si pensi al carpentierano Avventure di un uomo invisibile e, per un altro verso, a Darkman di Raimi). Il regista olandese ha buon gioco nel dipingere una storia a tinte (colori) forti, non appiattita mai su degli eccezionali effetti speciali, ma condotta attraverso una lunga fase preparatoria (con un accumulo di luoghi comuni che preparano al peggio lo spettatore: figure disegnate grossolanamente, un abbozzo di storia d’amore, dialoghi disperanti...) e una seconda parte veramente sorprendente. L’uomo senza ombra, infatti, dopo un inizio difficile sui toni della commedia-scientifica, vira prepotentemente verso il thriller, l’horror più crudo e concludendosi nel più ironico dei fumettoni: un vero e proprio pastiche dove diversi generi vengono a fondersi in un’opera che ha un certo interesse che non sia solo quello dell’illusione spettacolare. A Verhoeven non interessa (e si vede) un approfondimento psicologico dei personaggi né riflessioni metafisiche sul tema dell’essere, dell’apparenza e del visibile; al regista di Basic Instinct interessa la fisicità, i corpi, il sangue; interessa l’aspetto più morboso e animalesco del “vedere e del non essere visti”, interessa la carne. Così si spiega l’improvviso cambio di registro del film con un Bacon che da personaggio un po’ problematico ma tutto sommato eroico e quasi simpatico, diventa un mostro sanguinario e crudele figlio legittimo di Terminator e delle sue infinite morti, ora di Alien 3 (quasi tutta la storia si svolge in un laboratorio dove rimangono imprigionati gli scienziati), ora del sottovalutato Predator (il tema del mostro invisibile). Tra sacchetti di sangue lanciati sul pavimento, creature mutanti (interessante è il modo attraverso cui avviene la scomposizione molecolare: il siero penetra nel sangue e letteralmente scioglie i tessuti muscolari, le ossa...) e citazioni infinite, Verhoeven ne esce bene e si conferma se non proprio un Autore, almeno un artigiano che sa il fatto suo. Cronenberghiano.

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