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La bestia nel cuore

Regia:
C. Comencini
Cast:
G. Mezzogiorno, A. Boni
Una doppiatrice entra in crisi dopo aver scoperto di aspettare un bambino.
Voto: 5,0

Una donna con la bestia nel cuore, un passato difficile da far riemergere, durissimo da accettare. Parte dal suo omonimo romanzo Cristina Comencini (Matrimoni; Liberate i pesci) per raccontare una storia difficile e che certo farà discutere. La violenza, maturata in un contesto familiare, e che ha bloccato la vita di due fratelli Daniele e Sabina, costretti, seppur controvoglia a fare i conti con un passato angosciante. Un film solido, ben diretto da una regista che aveva già dato le migliori prove di sé in un film corale come Il più bel giorno della mia vita: ottimo cast su cui svetta una Mezzogiorno sempre più brava, e una scrittura pulita e decisa, che ha anche il pregio di non rivelare al pubblico in sala i tanti segreti dei personaggi. Un film sopra la media della produzione attuale del cinema italiano, ma che presenta una realtà che non possiamo fare nostra. Da una parte il giudizio sui colpevoli, che, pur giustificabile, è espresso con parole di solo odio. Sei colpevole della colpa più terribile. E non sei nemmeno pentito. Ti meriti tutta la crudeltà possibile. Un figlio che guarda il padre morire e si compiace della sua sofferenza è altrettanto aberrante di un padre violentatore. Non c'è perdono, insomma, solo risentimento in un film in cui la colpa è sempre dei padri: che violentano, si concedono delle scappatelle, o mollano la moglie per tuffarsi nelle braccia di una ragazzina. E la famiglia, se non è distrutta, è complice dei misfatti più crudeli. Ma la realtà è più grande e più bella di quella descritta dal film della Comencini: non è vero che esistono solo famiglie distrutte, con padri debosciati che non sanno resistere alle proprie pulsioni sessuali. C'è chi resiste alle pulsioni più oscure del proprio cuore. C'è chi chiede perdono e c'è chi perdona. C'è chi chiede aiuto e c'è chi aiuta. C'è chi prega e chi si arrangia da solo. C'è chi spera e crede che tutto abbia un senso, anche il proprio male. Certo, possono esistere padri oscuri, perché esiste il peccato originale. Che se ne infischia di un moralismo che vorrebbe dividere il mondo in colpevoli e innocenti, e che invece intacca da sempre il cuore dell'uomo. Padre, figlio, prete, suora, compagno, eterosessuale o omosessuale che sia.

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