La vita come viene
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Un film come viene: potrebbe essere rititolato così il film di Stefano Incerti, tanto è raffazzonato ed incompiuto. Molte le storie che si accavallano: Paola (una monocorde Valeria Bruni Tedeschi) è ancora più in crisi col marito dopo aver perduto i figli; un professore americano malato di tumore (Tony Musante), flirta con un’avvinazzata Stefania Sandrelli; un pianista (Alessandro Haber) vive un rapporto doloroso con un figlio malato; un grafico appena licenziato (Claudio Santamaria) deve trovare il coraggio di affrontare la situazione; una donna (Stefania Rocca) e il suo rapporto contrastato con il proprio compagno. Minimalismo spicciolo accanto velleità cinematografiche (il regista nella forma ad incastro vorrebbe ispirarsi a Magnolia di P. T. Anderson): Incerti non dirige male, ma, complice una sceneggiatura poco penetrante, approfondisce ben poco figure e caratteri, molti dei quali addirittura rimangono incompiuti. Storie di dolore e solitudine che mai convincono, risultando spesso (come nel caso dell’episodio di Stefania Rocca), negli esiti, scontati e risibili. Un pessimo esempio di cinema italiano pronto per il piccolo schermo. Un peccato: i soldi spesi (gli ultimi del disgraziato Cecchi Gori) non devono essere stati pochi e il cast, almeno sulla carta, doveva fare scintille. E invece, nulla funziona.