Le Crociate
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Ridley Scott è ormai un regista che conosciamo bene. Il suo cinema dal sapore romantico, fatto di sfide impossibili e di scatti vividi, ci ha sempre affascinato. L'io alla prova, nel dramma di una vita spesso dominata dal caos e dall'ingiustizia. Tema fondante de I Duellanti, il primo grande capolavoro del regista inglese, ma anche dominante in Alien (la sfida contro la bestia, contro l'ignoto), per arrivare al sommo e metafisico Blade Runner (la sfida contro il Creatore). Autore giustamente definito epico, Scott ha elaborato negli anni uno stile moderno e accattivante (fatto di montaggi vibranti e fotografia sempre più antinaturalistica), messo al servizio di storie d'armi e d'eroi, storie all'antica. La storia del gladiatore Massimo che sfidò l'impero come la vicenda tragica di Thelma & Louise, che si scontrarono senza speranza contro un mondo fatto di pregiudizi e violenza. O ancora, la vicenda del professore Jeff Bridges che, nel sottovalutato L'albatross - Oltre la tempesta, sfidò e recuperò ragazzi perduti, per poi inchinarsi di fronte ad un'onda anomala. Detto questo, Le Crociate è un film alla Ridley Scott, per stile innanzitutto: montaggio frenetico, musiche d'atmosfera, fotografia vivida. E, per dinamica narrativa, non distante dall'ultimo grande successo del regista di Black Hawk Down, Il gladiatore: come il personaggio interpretato da Russell Crowe, Baliano vive un lutto familiare, perde un re stimato e si ritrova vittima dell'invidia dei vicini. E come il gladiatore, pur nella fatica, riuscirà a riscattarsi. Detto questo e precisato che Le crociate è un film non perfetto, evidentemente sforbiciato in sede di montaggio, ricco di sequenze che potevano essere meglio sviluppate (anche in chiave spettacolare: il naufragio di Baliano, per esempio) e non privo di personaggi appena accennati (la Sibilla interpretata da Eva Green), Le crociate è con altrettanta evidenza un film anticristiano e politicamente corretto.
Non è necessario essere storici di professione per rendersi conto che qualcosa non torna nella rappresentazione delle due parti in conflitto: da parte cristiana, un covo di farabutti con in mano la spada e in testa solo le ricchezze (si pensi a Rinaldo di Chatillon, a Guido di Lusingano e al giudizio che viene dato dei Templari), dall'altra, un grande condottiero mite e giusto, il Saladino, e un gruppo di bravi ragazzi che lottano per la libertà. Non mancano – è vero – le eccezioni presso i Crociati (il re lebbroso, Baliano stesso), ma va anche detto che le gesta dei killer al servizio del Papa (il cui rappresentate, il vescovo di Gerusalemme è forse la figura moralmente più inaccettabile del film) sovrastano di gran lunga il coraggio di Baliano, autentico eroe per caso.
Assolutizzando un particolare seppur attendibile da un punto di vista storico - le scorribande di alcuni fanatici cristiani desiderosi di rompere la pace con i musulmani - e censurando tutto il resto (le teste cristiane mozzate dagli arabi, per esempio) il film di Scott dà una visione parziale delle Crociate e – cosa ancora più inaccettabile – cerca di attualizzare dati storici del passato. Perché è troppo facile ritrovare l'intervento anglo-americano in Iraq, dietro la vicenda di fanatici cristiani che giungono Gerusalemme per rompere la pace e la quieta convivenza tra il popolo cristiano e musulmano. Politicamente corretto, anche nell'esaltazione della tolleranza come valore assoluto, Le crociate da grande film epico, fustiga senza pietà gli errori dei cristiani, ma diventa piccolo piccolo al cospetto del mondo arabo rappresentato senza ombre.