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Luther

Regia:
E. Till
Cast:
J. Fiennes, P. Ustinov
La ricostruzione della vita di Martin Lutero.
Voto: 4,0



Già il titolo fa girare le palle: Luther, genio, ribelle, liberatore. Slogan da campagna elettorale. Ma non è la faziosità a rendere indigesto il film di Eric Till. Non siamo soliti inorridire di fronte ad autori che la pensano in modo diverso da noi. Se così fosse, dovremmo buttare via mezzo cinema mondiale, da Kubrick ad Almòdovar. Giudichiamo, invece. E con le armi della ragione e del realismo, tenendo conto della totalità dei fattori componenti l’oggetto (nel caso di un film, non solo ciò che esso dice, ma anche come lo dice). E così, Luther è un pessimo film. Till viene dalla televisione e si vede: il film è prolisso e la narrazione è faticosa, così come goffamente superficiale è l’ambientazione storica. Un cast sulla carta interessante (Molina, Ganz e Ustinov) è sottoutilizzato a non aiuta mai il protagonista, un sempre più imbarazzante Joseph Fiennes, ma è il registro del film a stonare sempre: lontano sia dal resoconto storico che dalla biografia romanzata, Luther è uno scialbo sceneggiato di stampo televisivo, scritto malissimo con protagonista un monaco diabolico, che se la prende con Roma ladrona, torna in Germania acclamato come Rocky Balboa e la libera dal male papale. Un vero eroe.

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