Mission: Impossible 3
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Non fracassone, ma fracassonissimo, Mission: Impossibile 3 è un film tanto stordente quanto inverosimile. Ma Hollywood è anche questo e ci mancherebbe altro che storcessimo il naso per un agente speciale che si butta da un grattacielo alto centinaia di metri con un paracadute che fa le bizze, uscendone senza un graffio. E non ci fa nemmeno schifo che l'eroe senza macchia e senza paura, con una microcarica nel cervello, si faccia un elettroshock artificiale e ritorni nel pieno del vigore qualche minuto dopo. Ci mancherebbe altro: gli eroi o i super eroi sono questi e in lotta con dei supercattivi (il mefistofelico Philip Seymour Hoffman, comunque sprecato in un film di questo tipo). Piuttosto, sono altre le cose che danno fastidio: le insinuazioni contro Vaticano e Governo Americano. Il cattivo, trafficante di armi, è infatti tra gli invitati ad un gala di beneficenza organizzato dai vescovi. Forse un semplice caso o forse una cattiveria nemmeno troppo gratuita, pensando al Cruise produttore e affiliato a Scientology (E comunque la Chiesa, che non è stupida, non ha dato il permesso di girare il film in Vaticano, tiè). Più pesante e attuale l'insinuazione contro il Governo americano, complice dei cattivi che trafficano armi di distruzione di massa con il Medio Oriente, per avere così il pretesto per scatenare una nuova guerra per esportare la democrazia. Per il resto, Mission Impossibile 3 è quel che ci si attende: un film molto spettacolare, con alcune sequenze indubbiamente d'effetto (la città di Shangai totalmente illuminata) con un cast solido ma offuscato da Cruise che fa pesare in ogni inquadratura il suo status di star. Ma è anche, e soprattutto, il primo kolossal hollywoodiano aperto sul nuovo, grande business: Santa Madre Cina.