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Operazione Valchiria

Regia:
Bryan Singer
A pochi mesi dalla fine della II guerra mondiale, alcuni ufficiali dell’esercito tedesco organizzano un attentato per uccidere il Fuhrer.
Voto: 6,5

Film abbastanza solido e intrigante, firmato dal regista de I soliti sospetti e della trilogia di X Men. Singer, riprende la lunga tradizione del cinema bellico anglofono, quello che imperversava negli anni ’60 ’70 e che di solito raccontava il destino e le gesta dei vincitori. Prende un gruppo di attori di esperienza, dai comprimari Tom Wilkinson (nel film Erich Fromm) e Kenneth Branagh un po’ sacrificato nel ruolo del generale Henning von Tresckov arrivano a Bill Nighy, Terence Stamp e Thomas Kretschmann: tutti attori anglofoni, con l’eccezione di Kretschmann, nei panni di personaggi tedeschi. Un limite al realismo della vicenda, alla storicità della narrazione? Sì e no. Tom Cruise, il protagonista, forse appare poco credibile nei panni di un colonnello che nella realtà doveva essere più alto e ben più “ariano”. Ma tutto sommato, sono inezie. Anche perché Cruise, pur occupando inevitabilmente gran parte della narrazione, si rimette con una certa serietà al servizio di una storia di uomini, più che di coraggio. Certo, il coraggio non manca, anzi. Si rimane colpiti dall’abnegazione del protagonista e del gruppo che lo seguì, in gran parte cristiani sgomenti di fronte alla pazzia sempre crescente di Hitler. Più di tutto, però, Operazione Valchiria è un thriller bellico che ruota intorno all’azione, ma soprattutto attorno agli uomini, Nazisti da una parte e dall’altra soldati fedeli alla Germania e capaci di sacrificare la vita per la salvezza del proprio popolo. Uomini, non eroi senza macchia e senza paura: padri di famiglia, arrivisti, politicanti esperti, anche vigliacchi. Gente comune, insomma, mossa da un autentico amore per la patria e la ragione: perché la guerra nel 1945 e forse anche prima, era persa e persa definitivamente. Singer non ha mai amato il melodramma, perciò mantiene ferma la barra del timone, senza concessione alla retorica e al sentimento, anche laddove – la scena dell’addio del colonnello Von Stauffenberg – si sarebbe potuto lasciare spazio alla lacrime. Ma questo è un bene: si è uomini, ma anche soldati, e l’urgenza della situazione richiedeva tempestività e sangue freddo. Notevoli le rare scene d’azione, di gran effetto soprattutto la sequenza d’apertura e ben approfondito nei dettagli lo schema dell’Operazione Valchiria. Più sfumati, lasciati quasi sullo sfondo i Nazisti, compreso il Fuhrer, nel film poco più di una comparsa dai tratti nemmeno troppo bestiali. Ma questa, più che una scelta ideologica, risponde a una scelta economica: Hitler, più complesso psicologicamente, sarebbe stata materia per un altro film.

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