Rischio a due
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Ispirato a una storia vera, Rischio a due racconta di un mondo a noi ancora piuttosto lontano: il mondo delle scommesse legali non su semplice schedina, bensì tramite mediatori che, avendo fiuto, promettono vincite in cambio di una cospicua percentuale. Brandon (Matthew McCounaghey), ex campione di football con problemi di autostima, quando non è impegnato a flettere i muscoli e rimirarsi i bicipiti, azzecca ogni tipo di pronostico di football: dai dilettanti alla massima serie. Si accorge di lui un Al Pacino, ancora più gigione del solito, nei panni del vecchio scommettitore incallito, con il vizio del fumo e con problemi di cuore. Lo prende con sé, lo plasma, lo tratta come un figlio, gli fa da mentore: insomma, Pretty Woman al maschile e non sui marciapiedi. Film piuttosto pasticciato, poco accattivante, con un cast che lascia molte perplessità (in particolare la cadaverica Russo, troppo vecchia per il ruolo, ma anche moglie di Dan Gilroy, l'autore dello script). Un film irrisolto e tedioso che non sa mai che strada prendere: dramma dell'identità, dramma generazionale o semplice scavo nel mondo delle scommesse? Ma ci sono altri difetti, a partire proprio dagli interpreti, antipatici e con l'aria di non credere a una briciola di quanto vanno dicendo. Per proseguire con la narrazione, molto statica e poco omogenea con un'azione drammatica che arriva sempre troppo tardi: dall'azione "nera" del gangster interpretato da Armand Assante fino alla risoluzione dei personaggi, alle prese con problematiche etico-morali.