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Role Models

Regia:
David Wain
Due amici sono costretti dal giudice a prestare servizio civile volontario presso in un centro di disagio giovanile.
Voto: 5,0

Idea non banale, buttata via tra frizzi e lazzi spesso osceni e volgarità diffuse. Due amici svolgono un lavoro tutto particolare: vanno per scuole pubblicizzano una bevanda energica e dissuadendo gli studenti dalle droghe. Quando combineranno un pasticcio davvero grosso si ritroveranno a fare da “adulti” a un paio di ragazzini disagiati. Racconto di formazione a due sensi, dal punto di vista dei ragazzini, che – e in questo il film è tutt’altro che stupido – hanno alle spalle famiglie più o meno devastate o semplicemente inesistenti, bisognosi disperatamente di figure adulte e positive, dal punto di vista dei due protagonisti, eterni adolescenti, bisognosi di una svolta per la propria vita. Wain, che ha alle spalle un’altra commedia non proprio eccezionale, The Ten, la butta sulla risata grossa e sul politicamente scorretto sin troppo esibito: volgarità, allusioni, doppi sensi, nudità fino ad arrivare ad un finale sin troppo convenzionale e che risolve troppo facilmente i nodi drammatici della vicenda. Non mancano degli aspetti interessanti: la diversità dei ragazzi protagonisti, lo stesso gioco fantasy che impersona uno di loro due, Augie, e che nei fatti rappresenta un mondo parallelo in cui isolarsi per sfuggire alla quotidianità, le difficoltà con la famiglia che rifiuta per semplice pregiudizio le passioni di Augie sono superate, ci dice il regista, da un incontro che pur nato in circostanze forzate, suscita una stima e un rapporto vero. Ed è vero: l’incontro, spesso inaspettato, può riaprire a una vita, far vedere le cose in una prospettiva diversa, come dice uno dei protagonisti alla fidanzata. Ma l’incontro deve essere adulto e, soprattutto, non ambiguo mentre è proprio l’ambiguità a regnare sovrana in Role Models, tanto che spesso non si capisce a tratti chi dei due sia il ragazzino, chi l’adulto e soprattutto non si capisce che tipo di proposta educativa si voglia comunicare. Perché una strada tenendo conto che dell’imprevedibilità e delle sorprese della vita, ci deve essere sempre: non basta infatti la verve, o l’ispirazione del momento a tirar su grande un ragazzino. E’pura emozione che dura l’istante di un pomeriggio e che spesso finisce nella solitudine più triste.

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