Terminator 3
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Terzo capitolo della saga inventata da James Cameron, destinata a cambiare il volto alla fantascienza (ed a proiettare tra gli astri di Hollywood un culturista austriaco), il film di Mostow (Breakdown; U-571) è inferiore agli inarrivabili precedenti, ma non è un cattivo passatempo. Fracassone come pochi altri, piuttosto confuso nell’intreccio e prevedibile nell’esito, Terminator 3 ha dalla sua quell’omone di Arnold Schwarzenegger che a 56 anni suonati può solo buttarla sul ridere per non perdere fans, voti e credibilità. Ed in effetti si ride: dal divertente incipit nel locale per sole donne alle schermaglie con i due co-protagonisti. Dopo i tanti passi falsi degli ultimi anni (L’eliminatore, Il sesto giorno, Danni collaterali) è questa una delle due strade percorribili da Arnold: parlare poco e non prendersi troppo sul serio, altrimenti il rischio è di finire più bolso di Stallone. L’altra è quella politica: dalle palestre a governatore della California, passando per decine di film, dove ha recitato poco e male, ma ha lasciato comunque il segno. Diamogli fiducia: Hollywood ha sempre portato bene.