The Terminal
- Regia:
- Curatore:
- Cast:
C'è tanta carne al fuoco nell'ultimo film di Steven Spielberg, a partire dallo spunto, bellissimo, di un uomo bloccato nell'aeroporto di New York a causa di un colpo di stato avvenuto nel proprio paese. Una vicenda, quella di Viktor Navorski, surreale e paradigmatica di una realtà come quella di oggi fatta di frontiere chiuse e di sogni impossibili. "L'America è chiusa" - sentenzia a Navorski un inflessibile commissario di dogana. Il Sogno è ormai irrealizzabile. La Terra Promessa è solo un miraggio. Come un personaggio pirandelliano, Navorski, senza patria, soldi e documenti è un fantasma in un luogo – non logo come un aeroporto. Non può partire per tornare a casa. Non può accedere su suolo americano. Eppure, l'ingenuo personaggio interpretato impeccabilmente da Tom Hanks non si perde d'animo. E attende, giorno dopo giorno, mese dopo mese sorretto da una pazienza ingenua che lo rende tanto simile al dostoevskijano Myskin o al cinematografico Forrest Gump. Attende, perché è certo che nel dramma la realtà cela un positivo. E il positivo accade: storie di amicizia, storie d'amore, incontri imprevisti. Liberi di fronte alla realtà contro la rigidità e il moralismo di chi concepisce la realtà secondo solo regole prefissate. Il burocrate contro l'uomo libero che domanda un imprevisto. Tutto, a partire da una posizione di questo tipo può cambiare, e persino un aeroporto può diventare luogo dell'attesa e non semplice via di passaggio. Da sempre affascinato dalle figure candide e sante che precipitano sulla Terra e che in forza di una gratuità innata mutano il mondo e i volti circostanti (si pensi a E.T.) Spielberg da qualche anno ha però alzato la mira, costruendo i propri ultimi film intorno alla domanda e alla figura del padre. Viktor come Danny in A. I. e Frank in Prova a prendermi domanda, persistentemente. Ed è una domanda che c'entra sempre con un Padre.