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Una settimana da dio

Regia:
T. Shadyac
Cast:
J. Carrey, J. Aniston
Un giornalista televisivo, perseguitato dalla sfortuna, invoca Dio per far fronte a tutti i propri problemi. E Lui risponde...
Voto: 5,0



Un film, qualsiasi film, ha sempre qualcosa da dire. Perché è concepito e creato da persone che hanno una posizione sul mondo, per quanto infima e banale possa essere. Per questo, non esiste cinema asettico o innocuo. Tutto è potenzialmente interessante, molto può essere pericoloso. Tutto va quindi giudicato, a maggior ragione quei film indirizzati ai più piccoli e che, dietro confezioni luccicanti e politicamente corrette, nascondono ideologie e contenuti quanto meno ambigui. E’ il caso di Una settimana da Dio, commedia a tratti brillante e con momenti di vero divertimento, interpretata dal sempre più sprecato Jim Carrey, che si diverte a prendere in giro Dio e la sua presunta indifferenza verso le cose terrene. C’è poco da fare i moralisti: ormai mezzo cinema ha in odio Dio e la Chiesa, attaccata più o meno subdolamente a colpi di famiglie distrutte e relativismo etico, quando non vengano rispolverati vecchi e presunti scandali religiosi. Di fronte a tutto questo, vedere Jim Carrey nei panni di un dio un po’ bizzarro, dividere le acque di un caffè o far crescere le tette alla fidanzata, è il meno peggio che possa capitare. Ma il regista, Tom Shadyac, un passato buonista e zuccheroso (era suo il mieloso Patch Adams), gioca molto sporco: in un film che cita nel titolo e fa riferimento ad un Dio indiscutibilmente cristiano, l’oggetto che avvicina il protagonista al Creatore è chiamato “contapreghiere” ed è una sorta di rosario senza croce, tanto per non rovinare gli incassi orientali e musulmani. E, peggio ancora, alla domanda (legittima) di Jim Carrey se mai si fosse preso una vacanza dal suo lavoro eterno, Dio risponde con una punta di sarcasmo: “E secondo te, dov’ero durante il Medio Evo ?”. Anche il Signore, forse, ha avuto dei pessimi maestri. Di storia.

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