Vacancy
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Discreto horror estivo che cita il solito Hitchcock riuscendo a evitare di cascare nel ridicolo. Il merito è tutto della regia del giovane Nimrod Antal che sceglie per il suo film, forse anche per motivi di budget, un’impostazione minimalista, per così dire - una manciata di attori, un’unica location - e decide di ricorrere ai vecchi trucchi del thriller, dalla colonna sonora tesa, alla Bernard Hermann ai colpi di scena, ai meccanismi della suspense, ai titoli di testa, suggestivi, lasciando fuori campo la maggior parte del sangue e delle scene più cruente. Il resto è morboso voyeurismo come si conviene a un regista che ama il maestro del brivido, di cui si cita con evidenza Psyco ma non mancano incongruenze (i cellulari per chiamare il meccanico?), qualche ingenuità, specie nella risoluzione poco convincente. Non mancano nemmeno stereotipi e personaggi come quello del direttore d’albergo, troppo caricati e telefonati, ma il risultato è nel complesso abbastanza piacevole, per chi ama il genere. Cast di volti noti - Luke Wilson e la bella Kate Beckinsale, anche se non in grande spolvero. La Beckinsale, in particolare, inanella il suo quarto horror in quattro anni, nessuno dei quali, tra i due Underworld e Van Helsing, davvero memorabili. E’ proprio il caso di dirlo: una perla ai porci.