Vicky Cristina Barcelona
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Sembra incredibile come Woody Allen – quarant’anni di carriera, almeno una manciata di capolavori intervallati da molti ottimi film, si sia come perduto dietro a un cinismo disperato che lo porta a trascurare anche quel lavoro di regista e quelle storie che tanto curava in un passato recente e remoto. Eppure è così: sembra proprio che Allen abbia perso non solo la verve, la finezza psicologico, ma abbia perso anche quel gusto e quella passione per il suo lavoro o per lo meno quel grido drammatico che ha contraddistinto alcuni dei suoi film più riusciti. Il terribile, eppure serio, grande, riflessivo Match Point che fa il paio al capolavoro di qualche anno fa, Crimini e misfatti; gli elementi classici del teatro greco riconoscibili un po’ ovunque come ne La dea dell’amore; la riflessione sul cinema nello splendido La rosa purpurea del Cairo, negli ultimi anni si sono come perse in un mero e vacuo esercizio di stile. L’anno scorso, il sempre prolifico Allen (ma la prolificità, almeno al cinema, può essere controproducente) aveva diretto un film molto deludente come Sogni e delitti, una sorta di Match Point riuscito male, con poco ritmo e praticamente nulla introspezione psicologica. Con Vicky Cristina Barcelona Allen ha toccato però il fondo. E non solo perché l’unico interesse del film è per la città dipinta dal regista con colori caldi e rappresentata in tutto il suo splendore (anche troppo: a volte sembra di star visionando una guida turistica), ma anche e soprattutto per la mancanza totale di ritmo nella narrazione, nell’originalità dell’ispirazione, nella drammaticità della posizione umana. La solita vecchia trita e ritrita storia di un triangolo amoroso, con personaggi appesantiti dai cliché (l’artista impersonato da Bardem è da questo punto di vista irreale quanto insopportabile), dialoghi intessuti di luoghi comuni e – quel che è peggio- una recitazione poco controllata e credibile degli attori protagonisti. Un film stanco, insomma, vecchio e nemmeno malinconico, soltanto annoiato. Un lungo spot pubblicitario dalla capitale catalana, della Fiat (vedere per credere: sembra che per tutta Barcellona, girino soltanto Punto, Lancia, Duetto) e del non senso. Come dice a un certo punto uno dei protagonisti: “Il trucco della vita è godersela accettando il fatto che essa non abbia alcun senso”. Sai che bel trucco.