Celentano: purchè se ne parli
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Celentano può piacere o non piacere, ma non possiamo non riconoscere che siamo in presenza di un artista con un modo molto personale di fare televisione.
I tempi di Celentano non sono i tempi a cui ci hanno abituati i numerosi programmi di intrattenimento.
Le sue scelte sono trasgressive in quanto quasi banali, non mette una donna sotto a un tavolo di vetro, non si fa attorniare dai soliti esperti di cucina o chirurgia estetica, ospita una donna che ostenta con orgoglio il suo pancione, non chiede agli ospiti quale sarà la prossima tappa del loro tour, ma cosa ne pensano della pena di morte, singolare direi.
Parla in modo maldestro di argomenti che però hanno a che fare con la vita di tutti, parla in prima serata di morte, di donazione di organi ma soprattutto di uno Stato che non sapendo darci le ragioni per cui scegliere, preferisce dare per scontate le nostre scelte.
Sui modi di Celentano c'è molto da dissentire, ma dobbiamo riconoscere che in una società dove tutto si ferma all'apparenza, ad un sentimentalismo che pare regnare sovrano, in una assenza totale di dialogo sui temi fondamentali per la vita di ogni uomo, abbiamo avuto bisogno del re degli ignoranti per aprire il dibattito su un tema come il silenzio assenso.
Quanti di noi hanno preso in considerazione quel tesserino recapitatoci con la scheda elettorale delle precedenti elezioni?
Forse non volevamo prenderci l'incomodo di pensare alla morte o forse non avevamo capito di cosa si trattava.
Ecco allora che il legislatore ha aggirato la nostra indifferenza, in caso di morte, se non abbiamo scelto di essere contrari alla donazione degli organi i medici daranno per scontata la nostra disponibilità ad essere donatori, forse non è corretto ma è più facile.
Celentano ha scelto la via del "purchè se ne parli", forse non è il modo giusto per affrontare temi importanti, ma vale la pena di riflettere sul fatto che viviamo in una realtà che assomiglia più a un sogno, dove tutto è anestezzato, dove l'uomo è prigioniero di una realtà virtuale che egli stesso ha creato, una specie di parco divertimenti dove tutto cospira a distrarci a farci divertire a non farci pensare alle cose importanti della vita.