Excalibur 2: la follia
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Chi non ha paura di un confronto senza pregiudizi, chi vuole dire ciò che pensa e che spera, ascoltare l'esperienza di altri che non la pensano allo stesso modo, trova in Excalibur, non un'arena, ma un'agape, dove il dialogo è reso possibile, dove il confronto non ha bisogno di scontro per avvalorarsi.
Socci come prima cosa non chiede agli ospiti in studio e in collegamento: "Cosa ne pensate, quale valore politico ha questo gesto…" come sarebbe parso ovvio, ma lui ovvio non è, e ci sta abituando proprio a questa novità.
Chiede ai suoi ospiti: "Sul piano personale, oggi, ma anche nell'arco di quasi 25 anni di pontificato di Giovanni Paolo II, che cosa vi ha colpito, vi ha commosso o magari che cosa più vi ha irritato?"
Oppure: "Noi siamo ancora una nazione di fronte a lacerazioni e contrasti che ci rendono irriconoscibili?"
E termina parlando di follia, "…il Papa crede che un uomo vissuto 2000 anni fa sia Dio".
Chiede ai suoi ospiti più che una risposta una sincera testimonianza, chiede loro di fare un ennesimo sforzo di verità per rispondere a una domanda che ci poniamo solo in privato, con pudore: "…i conti con il cristianesimo sono chiusi?"
Il cristianesimo, una follia per cui milioni di uomini sono morti e muoiono ancora oggi, spesso nell'indifferenza, una follia che ha creato cattedrali, che ha portato l'Europa "a respirare con entrambe i polmoni" come disse il Papa.
Una follia che ha mosso e muove ancora oggi il Papa girare ogni angolo della terra, a testimoniare nonostante la fatica degli anni e della malattia, che la felicità è possibile qui oggi, che il cristianesimo è un incontro in cui riconosciamo una presenza positiva per la nostra vita.