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Reality... ci può essere un TV intelligente?

Fonte:
CulturaCattolica.it
Il nostro sito vuole essere anche occasione di dialogo e confronto tra uomini, secondo il motto di Agostino: "in necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas".
Il dialogo continua, con una risposta di Gabriele Mangiarotti.



Gentile Stefano Corbetta,

premetto che non voglio avere l'ultima parola sulla nostra "disputa" e che l'unico motivo che mi spinge ancora a scrivere è che mi sta a cuore un altro nocciolo della questione e penso che debba stare a cuore a tutti gli uomini che hanno sete e fame di verità.
Se la tivù continua a offrire solo vanità e non rispetta l'uomo e la sua intelligenza, verrebbe da chiedersi: che cosa dovrebbe offrire per essere una tivù intelligente? Documentari? Film impegnati? Testimonianze di vita? Ognuno di noi vorrebbe un certo tipo di programma; ma chiediamoci: sarebbe proprio una tivù a misura d' uomo? Forse sarebbe solo una televisione dei propri comodi (proprio come lo è quella attuale).
C'è solo un modo per rispettare l'uomo e la sua intelligenza: rispettare i suoi bisogni più profondi, cioè il suo desiderio che un Altro lo soddisfi e lo salvi. Si tratta di rispettare l'uomo in quanto bisognoso di Dio. I due termini (uomo e Dio) non si possono separare altrimenti Dio non sarà mai un vero Dio e l'uomo non diventerà mai vero uomo.
Penso che proprio da questa separazione nascano tutte le pretese di educare e moralizzare l'uomo (e quindi la tivù): ecco che così nascono i cosiddetti valori di cui tutti (sia gli atei, sia i credenti) si riempiono la bocca ma realizzano solo fumo e niente arrosto. Ecco che sono nati gli spot "educativi" della "pubblicità progresso" (come quelli - "no alla droga" - che Maurizio Costanzo inseriva nel suo programma mentre ospitava vip che usavano stupefacenti e che lui convintamente sosteneva - con il motto: "sì al modico uso personale dei vip e no allo spaccio").
Quanti programmi fanno almeno intravvedere chi è veramente l'uomo? Quanti parlano delle esigenze del cuore di ognuno di noi? Tutte le volte che sembrerebbe la volta buona, il conduttore (ad es. lo stesso Costanzo) banalizza la questione ("roba da bigotti") oppure crea un programma da "libro Cuore" (è il caso di Bonolis).
Infine, voglio fare un esempio propositivo: perché nessun talk show dedica una puntata all'impressionante aumento di vocazioni religiose in clausura (magari intervistando gli interessati ed anche i laici che vogliono capire come mai negli ultimi due anni si sta verificando tale fenomeno)?

Davide Caminiti

Caro Davide,

rispondo anch'io alla tua lettera, perché mi pare che il problema di cui tratti valga la pena di essere affrontato. Premetto che quando ho ricevuto l'articolo di Stefano Corbetta, l'ho subito pubblicato proprio per la ragione che poi lui ha esplicitato e che ho messo come titolo al vostro scambio di pareri. Ritengo - pur non avendo visto il programma - che troppe volte la TV (e quasi tutti i mezzi di comunicazione sociale) manchi proprio di quello sguardo di rispetto per l'uomo che rende ogni spettacolo non una «ricreazione» (che bella parola che è stata inventata per dire ciò che il termine «divertimento» non sa comunicare!) ma una «umiliazione». Con spirito paradossale qualche volta ho detto che era meglio uno spettacolo pornografico che una trasmissione di Piero Angela (e non per manie voyeuristiche, credimi: ma perché quando uno guarda quelle autentiche porcherie, sa di fare male - magari poi viene anche a confessarsi... mentre chi guarda quelle trasmissioni che tradiscono la verità dell'uomo, in nome di una scienza che dimentica la verità sull'uomo, spesso si sente incoraggiato a farlo).

Non so come si possa fare una trasmissione che sia veramente adeguata all'uomo e alla sua dignità. So però che spesso, guardando certi spettacoli, certi film, alcune trasmissioni, faccio l'esperienza della bellezza. E credo proprio che questo sia il livello elementare. Ho imparato che nella parola «rispetto» c'è dentro come un guardare la realtà - tutta - con nella coda dell'occhio qualcosa d'altro (o Altro) e credo che sia la sfida che dobbiamo cogliere se vogliamo fare il bene dell'uomo, a cominciare dai nostri giovani, che tanto amiamo. Bisogna incominciare a fare intravedere quella presenza che salva la dignità dell'uomo, proponendo uno sguardo capace di comunicare la bellezza, nel quotidiano.

Mi permetto di accludere questa striscia, tratta dalla «Vita del piccolo san Placido», che esprime meglio che le mie parole quanto intendevo comunicare.

Con amicizia, e grato per il dialogo che abbiamo iniziato.

Don Gabriele

P.S.: Quello che tentiamo di fare col sito - pur con tutti i nostri limiti - è proprio un modo di comunicare, usando uno strumento che in altre occasioni non è certo veicolo al bene e alla dignità dell'uomo, in una maniera che vorremmo realmente capace di appassionare allo sguardo «rispettoso», che non sia «bestemmia». In questo mi pare proprio di aiuto il lavoro sulla bellezza che svolge, anche sul sito, sr. Gloria. A presto.

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