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Santa Maria Goretti

Autore:
Natale, Anna Maria
Fonte:
CulturaCattolica.it © 24.02.03
Una santa assolutamente normale



Premetto che non mi aspetto molto dalla tv quando si cimenta con la vita dei santi e della Chiesa. Non mi aspetto nulla di buono, dopo aver visto tante volte la santità trattata come 'fenomeno' da baraccone, incomprensibile e inappetibile per chiunque (credo anche per i santi!).
Premetto dunque che sono piuttosto diffidente con l'ondata di 'santità' che sembra essere un nuovo filone scoperto e imboccato dalla televisione.
Eppure, lo sceneggiato su Santa Maria Goretti (Raiuno, lunedì 23 febbraio, h. 20.45), merita una citazione.
Per almeno tre motivi.
1) Per una volta, la santità è stata trattata come una dimensione normale dell'esistenza: essa è resa possibile non da alcune particolari ed eccezionali eroiche virtù personali (tale quindi da poter riguardare solo alcune lontane e irripetibili eccezioni), ma da un terreno di vita familiare semplicemente sostanziato di fede viva e di capacità di aiuto e di amore reciproco. Molto belle in particolare le figure del padre e della madre di Maria.

2) Pur con qualche concessione alle corde dell'emozione e dello spettacolo (un'insistita accentuazione delle condizioni di estrema miseria, qualche eccessiva smarginatura sulle tematiche del riscatto sociale), tutta la vicenda è trattata con estrema discrezione e sobrietà. Molto apprezzabile, nella scena del tentato stupro e dell'omicidio, la scelta di un montaggio concitato, brevissimo e volutamente scevro da ogni possibile compiacimento e ambiguità.

3) In un contesto e in uno sceneggiato come questo, il mondo non si divide in 'buoni' (simpatici e accattivanti) e 'cattivi' (brutti e antipatici), che è una delle trappole più comuni del linguaggio tele-cinematografico. La scelta tra il bene e il male è una possibilità sempre presente e possibile per tutti; le stesse figure 'negative' sono viste come persone infelici ('l'odio rende infelici'), per le quali la redenzione è possibile in ogni momento e in qualunque condizione.

Se c'è tutto questo, allora la santità acquista il valore e la dimensione di qualcosa che è davvero per tutti: non solo perché non è irraggiungibile, ma anche perché è una chiamata ed un dono fatto a qualcuno per il cambiamento e la salvezza della vita di tutti e di ciascuno. Bello e toccante, nello sceneggiato, l'accenno al cambiamento che avviene in tutti quelli che sono in qualche modo 'toccati' da quanto è avvenuto: all'annuncio della morte di Maria tutti si mettono in ginocchio, coralmente, dal 'cattivo' conte/padrone ai braccianti che lavorano nel campo. Si capisce così come sia possibile che la santità contribuisca alla rinascita di un popolo.

Non dimentichiamo che la storia di Santa Maria Goretti, che aveva acquistato fin da subito una dimensione ed una diffusione decisamente popolare, proprio per questo è stata per anni bersaglio di strali e irrisioni, a cura della cultura più 'illuminata' (sic!) del nostro tempo.

Una volta tanto, la televisione riesce a far giustizia.
Riesce a fare qualcosa di semplice, di popolare, di vero, qualcosa che non è sempre e solo cinghia di trasmissione della cultura dominante. Che sia un altro miracolo di Santa Maria Goretti?

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