«Bruxelles si muove contro la sussidiarietà»
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Strasburgo - «È un’operazione molto costruita, e mi chiedo come faccia il presidente del Consiglio a non saperne ufficialmente nulla. Si tratta invece di un attacco a una libertà fondamentale, perché colpire il no profit significa colpire un pezzo di libertà». Il vicepresidente del Parlamento europeo Mario Mauro lo potremmo definire un «pasionario». Ma è un pasionario freddo, misurato, che non spreca le parole. Ieri - in una conferenza stampa dal titolo tutt’altro che neutrale: «Kroes e radicali contro la Chiesa italiana: ingerenze della commissione europea e responsabilità del governo italiano» - ha bacchettato con severità il commissario alla Concorrenza, l’Unione europea, Palazzo Chigi e i radicali. Lo spalleggiavano l’onorevole Gargani («Quella della Kroes è stata una leggerezza grave, la sua intromissione è dolosa, questo non è il mondo laico ma il laicismo che si contrappone per creare un fossato fra società e Chiesa»), il capogruppo di Forza Italia Tajani («Sono sciocchezze: come fa a esistere un problema di concorrenza fra una mensa per i poveri e un ristorante di lusso? Questa iniziativa va contro il principio di sussidiarietà orizzontale»), quello di An Angelilli, dell’Udc Braghetto e della Lega Borghezio. Ne risulta una severa requisitoria (peraltro respinta da Lapo Pistelli, capodelegazione della Margherita, che accusa il centrodestra di «creare una gazzarra» sul tema dell’Ici) nei confronti di quello che a tutti gli effetti appare, se non un complotto, certo una forma di indiscutibile accanimento.
Infatti quella che stiamo per narrarvi non è propriamente una bella vicenda. E, dal momento che sconfina dall’Italia all’Europa passando per il commissario alla Concorrenza Neelie Kroes e spargendo sul suo cammino il vento di un’insistente ancorché mascherata calunnia, la vicenda diventa ancor più sgradevole. Tutto comincia - per meglio dire viene alla luce - il 5 aprile del 2006, quando i candidati della Rosa nel pugno alla Camera Emma Bonino, Enrico Boselli e Maurizio Turco (assistiti dall’avvocato Alessandro Nucara e dal fiscalista Carlo Pontesilli) fanno sapere di aver inviato alla Commissione europea svariate segnalazioni protocollate con il seguente titolo: «Esenzioni dell’Ici alle attività commerciali della Chiesa cattolica: un aiuto di Stato illegale, una violazione della direttiva europea sulla concorrenza».
Qualche mese dopo Bruxelles chiede chiarimenti al ministero delle Finanze italiano, che risponde con il decreto Bersani. La cosa dovrebbe essere sanata, ma non è così. Turco torna all’attacco e chiede che nella finanziaria si cancelli l’esenzione Ici per gli immobili di tipo commerciale per gli enti no profit. L’iter di questa offensiva è molto lungo, dunque sorvoliamo sui passaggi intermedi. Sta di fatto che la commissaria Kroes (così lasca ed elusiva quando si tratta di indagare sulle multinazionali quanto è solerte nell’indagare sui presunti crimini fiscali, pardon: concorrenziali, della Chiesa cattolica), tirata per la giacca da una lobby evidentemente agguerrita e persuasiva, con una mano chiede chiarimenti e con l’altra rassicura che si tratta di un atto dovuto, con un occhio scrutina spietata le esenzioni sui bar degli oratori, mentre l’altro lo strizza a Palazzo Chigi e ai politici italiani, lasciando intendere che Bruxelles ha l’obbligo di verifica, dopo tutte quelle segnalazioni...
Ebbene, «tutte quelle segnalazioni» vengono unicamente e soltanto da quel commando di irriducibili che della guerra ai presunti privilegi della Chiesa ha fatto una ragione di vita e soprattutto una garanzia della propria sopravvivenza politica. E c’è un supplemento di imbarazzo: la famiglia politica da cui proviene l’innesco di questa bomba a miccia lenta è quella liberale: cioè quella in cui alloggia non solo la Bonino, ma anche la Margherita.
E qui comincia l’euroballetto, copia conforme di certe danze e contradanze della politica italiana. Formalmente quasi tutte le grandi famiglie dell’europarlamento - compreso il Ppe - hanno confermato immediatamente la piena fiducia alla Kroes. Che faccia il suo lavoro, che lo concluda, dicono in coro, dalla verde Monica Frassoni al liberaldemocratico Graham Watson, dal socialista Schultz (quello che provocò ad arte Berlusconi e si prese del «kapò») fino al popolare Daul. Ma dietro le quinte si intravede senza sforzo l’irritazione di Pse e Ppe, preoccupati che lo scontro si traduca in qualcosa di molto simile a un muro contro muro. «L’iniziativa radicale - mormora un parlamentare inglese - è una vera e propria fesseria, che mette in imbarazzo la Commissione e la indebolisce». Ma di questo i volonterosi censori dell’integrità contabile della Chiesa non tengono alcun conto: l’importante per loro è insistere sul bersaglio. O come ha detto qualcuno, «è molto più facil fare le pulci alla multinazione dei poveri piuttosto che colpire le multinazionali dei ricchi».