Segnali contraddittori dalle istituzioni europee
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Pubblichiamo questo lungo articolo di Giorgio Salina, nostro prezioso collaboratore, per favorire un dialogo ed un approfondimento sulla situazione della nostra Europa.
Siamo all’inizio di un nuovo anno, cioè all’inizio di un nuovo periodo di vita che il Signore ci concede per meglio seguirlo e parlare di Lui più chiaramente agli uomini che incontriamo nel nostro cammino; giusto dire che è l’occasione per riflettere su quello che è successo e prendere qualche determinazione per il tempo che abbiamo di fronte. Per quanto riguarda le Istituzioni europee siamo anche all’inizio dell’ultimo anno della legislatura, quindi un giro di boa importante.

Ciò che è accaduto nell’ultimo periodo del 2007 nell’Unione Europea - UE - (la Comunità europea oggi si chiama ufficialmente così - UE - ed ha figura giuridica) avrà conseguenze per tutto il 2008, ma certamente anche oltre, non fosse altro perché nella primavera del 2009 si svolgeranno le elezioni dei Deputati al Parlamento Europeo - PE - per la legislatura 2009 - 2014.
Segnali positivi
Il 13 dicembre scorso a Lisbona è stato firmato il nuovo Trattato dell’UE, sostitutivo del Trattato costituzionale bocciato da Francia e Olanda. I francesi lo chiamano Traitè modificatif, in italiano si usa dire Trattato semplificativo; una cosa è certa, non è affatto semplice, anzi! Da circa 400 articoli del Trattato costituzionale si passa a circa 100, ma la loro interpretazione è molto complessa (un romano direbbe ‘ntorcinata). Infatti è frutto di lunghe e difficili trattative, e rappresenta un faticoso compromesso, che ha l’ambizione di affrontare politica comune di immigrazione e controllo delle frontiere esterne, la politica di sicurezza, giustizia e servizi sociali, la politica energetica integrata con la difesa del clima, la politica strategica di vicinato con l’Asia centrale e con l’Africa, che consenta unitarietà alla politica estera e commerciale, la politica per la ricerca e l’innovazione tecnologica, così come hanno stabilito i capi di Stato e di Governo nel vertice di Bruxelles del Giugno 2007.
Tuttavia, come vien detto in ambito parlamentare, non è certo il miglior Trattato, ma è un Trattato! Questo per sottolineare che finalmente si esce da 4 lunghi anni d’incertezza ed indecisione.
Finalmente possiamo registrare un fatto nuovo, decisamente positivo. Recentemente si è potuto registrare un fatto inconsueto da oltre dieci anni. Il PE ha approvato a stragrande maggioranza una risoluzione proposta dal Vice Presidente On. Mario Mauro, risoluzione di condanna delle persecuzioni e discriminazioni dei cristiani nel mondo. L’On. Mauro ha iniziato un anno fa la campagna che ha portato al risultato odierno: ha indetto una conferenza stampa a Strasburgo invitando ad intervenire Padre Bernardo Cervellera, direttore di Asia News e sinologo di fama, e un responsabile del Movimento «Aiuto alla chiesa che soffre». Già da allora la modalità adottata è stata l’elencazione di fatti precisi, nomi di Persone, Sacerdoti e Laici, incarcerati ed uccisi, episodi conclamati di persecuzione di Comunità e Gruppi, cioè si è portata l’attenzione su episodi precisi certi e documentati. Questo metodo ha coinvolto di tutti i Gruppi politici del PE tranne il Gruppo Verde, ancorato ad una miope lettura ideologicamente preconcetta. Ciò ha permesso inoltre di percorrere l’iter parlamentare senza il diluvio di proposte di emendamenti che spesso rallentano e distorcono i documenti in esame.
L’importanza di questa risoluzione, oltre ad avere “obbligato” a prendere coscienza della grave situazione attuale riscontrabile in non poche parti del mondo, risiede nel fatto che obbliga le Istituzioni comunitarie ad includere questi temi nell’agenda di argomenti da affrontare con i Paesi interessati. Se si considera che questi sono Paesi in via di sviluppo, e che l’UE è oggi il maggior finanziatore mondiale della cooperazione allo sviluppo risulta evidente la grande rilevanza politica della posizione proposta da Mario Mauro, ed adottata dal PE.
Altro episodio confortante riguarda una nota del Commissario europeo Franco Frattini, Vice Presidente della Commissione europea che denuncia il tentativo di emarginare il Natale, nascondendo e dimenticando il suo vero significato. Scrive tra l’atro Frattini: «La tradizione, tutta italiana, del presepe risale all’epoca di San Francesco di Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della nascita di Gesù Cristo.» Dopo aver ricordato che nei secoli successivi questa tradizione si è diffusa in tutta Europa e non solo, il Vice Presidente riprende dicendo: «Contro questa storia e questa tradizione si afferma ora la decisione di molte catene di grandi magazzini - in Italia ed in Europa - di non vendere più le statuine del presepe… A questo si aggiunge il fastidio per le identità, che rappresentano la radice della diversità, e che lentamente e silenziosamente si è scelto ora di nascondere e far tacere. “Noi non vendiamo simboli religiosi” affermano i responsabili di una multinazionale dell’arredamento,… L’Europa del silenzio e della vigliaccheria, quella che non vuole nessuna radice, ha imparato soltanto ad essere debole coi forti, cioè tollerante con gli intolleranti.» Parole chiare ed inequivocabili che tuttavia non è abituale sentire nelle Istituzioni dell’UE. Oltre questa lucida e realistica analisi di un aspetto della vita italiana ed europea, Frattini già altre volte ha preso posizione sulla questione della cancellazione della radici cristiane del Continente come ad esempio in una coraggiosa intervista rilasciata al giornale cattolico francese La Croix.
Per la prima volta da quando frequento il PE, cioè da 10 anni circa, ho visto, oltre all’albero di Natale, il Presepe, realizzato nel punto di maggior visibilità per iniziativa dell’On. Borghezio.
Segnali negativi
I tre esempi che seguono sono fatti puntuali e significativi di una ostilità diffusa e manifesta nei confronti della religione e della Chiesa cattolica in particolare, e descrivono esaurientemente il clima nel quale si lavora in questo PE; “questo” in riferimento alla Legislatura in corso 2004 - 2009. Le elezioni del 2004 hanno risentito anche dell’involuzione laicista della Francia, e dell’ascesa al potere dei Socialisti spagnoli di Zapatero. Inoltre questi esempi dimostrano come i temi relativi all’antropologia umana e cristiana non hanno possibilità di affermarsi. Ciò non rappresenta certo un alibi per rassegnarsi, ma descrive il contesto nel quale agire, sempre più “professionalmente” e documentatamente.
1°) Nell’aprile di questo anno, durante una discussione in plenaria a Strasburgo sull’omofobia, alcuni Deputati, interrotti da applausi, hanno accusato il Papa di fornire il supporto culturale agli oppressori ed ai discriminatori degli omosessuali. Superfluo commentare.
2°) Nel settembre scorso, l’On. Véronique De Keyser, belga, Gruppo del Partito socialista europeo, ha chiesto di organizzare presso il PE, in alternativa alla Messa, “le petit déjeuner de la libre pensée” (la prima colazione del libero pensiero) sul tema «la parità dei sessi prevale sulla libertà religiosa.» Riassumendo un poco sommariamente ma senza distorcere il pensiero, la posizione sostenuta afferma che la parità di diritti dei sessi, senza confini o limiti, prevale sulle posizioni sostenute dalle religioni.
3°) Il prossimo ed ultimo episodio che cito lo illustro più diffusamente perché illustra chiaramente una mentalità diffusa nel PE, ma non solo nel PE. Cito i nomi dei Deputati promotori ed intervenuti per confermare la “storicità” dell’evento.
Martedì 27 novembre 2007, a Bruxelles, presso il Parlamento europeo si è svolto un convegno dal titolo «Religione e politica nella nuova Europa», organizzato da Catholics for choice (Catholics for free choice - Cattolici per la libera scelta -) in collaborazione con i Deputati: on. Michael Cashman Gruppo socialista al Parlamento europeo, inglese (Labour Party), on. Sophia in ‘t Veld Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, olandese (Democraten 66), on. Proinsias De Rossa Gruppo socialista al Parlamento europeo, irlandese (Labour Party), e l’on. Miguel Angel Martìnez Martìnez Gruppo socialista al Parlamento europeo, spagnolo (Partido Socialista Obrero Español). Da segnalare che l’on. Michael Cashman e l’on. Sophia in ‘t Veld sono co - presidenti dell’Intergruppo Gay, Lesbiche e Transessuali.
Lo svolgimento dei lavori non ha evidenziato una consequenzialità, se non l’affermazione che la religione deve essere come minimo confinata nel privato, obiettivo un poco più difficile con i Mussulmani; per tanto si riportano alcuni passaggi degli interventi così come sono stati espressi e si sono succeduti, dopo i saluti iniziali degli onorevoli Cashman e De Rossa, nonché del Signor Jon O’Brien, presidente di Catholics for choice.
I° tema Secolarismo e anima europea
Occorre distinguere tra diritti individuali (soprattutto quelli relativi alla professione di una religione) e diritti collettivi che sono oggetto del multiculturalismo: lo Stato non può mai fare suoi i diritti individuali. A scuola, ad esempio, devono essere affermati diritti e valori collettivi; quelli individuali appartengono all’ambito privato.
Insistendo sulle credenze personali si generano conflitti. Buttiglione è stato rifiutato perché non ha saputo scindere “religione e Stato”. Bottiglione è libero di credere ciò che vuole, ma quando gli è stato chiesto di giurare sui valori dell’UE è stato costretto a ritirarsi.
Abbiamo altri esempi di inconciliabilità religione - Stato: Barroso e Pöttering sono bravissimi, ma non invitano ad esempio gli umanisti, sono dei conservatori reazionari. I nostri valori sono quelli della carta dei diritti fondamentali e niente altro. Dobbiamo ritrovarci attorno ai valori condivisi, fondamento dell’UE.
Occorre definire la - laicità -. In Francia significa separazione netta: lo Stato ignora tutte le religioni; secondo la tradizione anglosassone invece lo Stato è tollerante ed equidistante da tutte le religioni. In Francia ci si fa carico di tutti i cittadini in quanto tali senza considerare le comunità di appartenenza. Questa è la laicità che vogliamo per l’Europa. Mi permetto di sottolineare le mostruosità e la gravità della frase seguente: «Ad esempio: l’Islam è una filosofia, gli arabi sono cittadini, mentre gli Islamici, coloro che credono in questa filosofia, sono fondamentalisti, in altri termini potremmo dire “fascisti”.»
La religione è incarnata dagli uomini che vivono in una società, e quindi è interpretata secondo le circostanze.
Le leggi divine sono coniate dagli uomini, è quindi assurdo considerarle immutabili; così si cade nell’estremismo. Infatti e chiaro che nessun diritto che discenda dalla religione può prevalere, ad esempio, sul diritto della donna.
II° tema Singoli casi esaminati: Spagna, Svezia e Polonia
Spagna. On. Miguel Angel Martìnez Martìnez: la Chiesa gode di grandi privilegi in Spagna, e questa è un’eredità del franchismo. Attraverso la scuola e il monopolio della comunicazione ha dettato la morale collettiva, e lo Stato paga preti e professori di religione scelti dalla Chiesa, e finanzia molti sevizi cui riconosce persino valore sociale. La chiesa fa un’opposizione dura contro il Governo, senza alcun ritegno: nel tentativo di imporre ancora la sua morale al popolo ha organizzato una manifestazione fortemente reazionaria cui hanno partecipato 160 Vescovi (si riferisce alla manifestazione a favore della famiglia svoltasi a Madrid due anni fa cui hanno partecipato oltre 1milione e mezzo di persone); una settimana dopo si è svolta una manifestazione contro la proprietà ed era presente un solo Vescovo! (Anche la Spagna ha qualche Vescovo furbo come qualche italiano - n.d.r.) Il motivo di questa azione è che il Governo colpisce il cuore del pensiero della Chiesa, del monopolio della Chiesa.
Diciamolo chiaramente: in campo morale siamo relativisti: ci sono valori diversi tutti altrettanto validi, quindi dobbiamo rifiutare il totalitarismo morale. Quella della Chiesa è una guerra persa. L’unica possibilità è ritrovarci tutti attorno ai valori europei.
Polonia. Io sono del gruppo cattolico per la libera scelta. La nazione polacca è cattolica romana, il parlamento è cattolico romano, la religione è la quotidianità per i polacchi. Si ha l’onnipresenza della religione; persino la maggior parte della sinistra è cattolica.
Svezia. In rapporto alla Spagna la Svezia è laica. Si usa dire che la Chiesa ha cementato l’unità nazionale, ma ora nascite e matrimoni non sono più gestiti solo dalla Chiesa ma anche dallo Stato e questo affievolirà, dissolverà la presenza della Chiesa. Chi lo vuole può sposarsi in chiesa o in moschea. Nel ‘75 si è introdotto l’aborto e la contraccezione: su questi temi la Chiesa non ha mai avuto diritto di parola, riconosciuto invece ai sindacati ed altre strutture della società civile. (sic!)
A conclusione del secondo tema. Viviamo in una società moderna dove i diritti valgono per tutti mentre la Chiesa cattolica vuole i diritti solo per alcuni. Noi abbiamo valori fondamentali riconosciuti validi per tutti che consentono a tutti di vivere come vogliono.
L’on. Martìnez Martìnez in risposta ad una domanda. Il problema non è Radio Maria polacca, bensì la rete internazionale di Radio Maria, infatti è più aggressiva e razzista di quella polacca. In Spagna noi abbiamo difeso i protestanti che erano perseguitati, ora difendiamo i mussulmani. Bisogna essere pluralisti: Che Guevara ed Havel, io li ammiro tutti e due. Per la Chiesa l’obbiettivo giustifica i mezzi, per noi no!
III° tema. Uguaglianza, religione e sua rappresentanza in Europa
Una signora qualificatasi Rappresentante di Catholics for free choice in Europa, ha dichiarato che le esclusioni sociali mettono in gioco la democrazia; ciò richiede la laicità perché la Chiesa risponde con l’insulto della carità invece di puntare alla giustizia.
La religione deve essere confinata negli ambiti privati perché divide anziché unire. Signor K. Porteous Wood, Presidente di National Secular Society: «L’art. 52 del Trattato (quello che prevede riunioni periodiche dei Vertici dell’UE con i Rappresentanti delle Chiese, delle società filosofiche - leggi Massoneria - e delle Organizzazioni della Società civile) consacra i privilegi della Chiesa cattolica con il rischio di riunioni di cleptomani, (oltre all’esasperazione faziosa qui si arriva alla calunnia) mentre altri non hanno riconosciute queste opportunità, cioè noi, Catholics for free choice, gli umanisti, i difensori dei diritti umani e le Organizzazioni delle donne che pure rappresentiamo la maggioranza della società.
Il presidente della “National Secular Society”, Sig. Porteous Wood, ha affermato che ciò che occorre è il dialogo multireligioso, altro che audizioni alle Chiese. Le Chiese organizzate sono la più grande minaccia alla libertà! Lo affermo ugualmente, e lo ribadisco, sono una minaccia alla libertà e al progresso, e impediscono l’intesa. Le Chiese litigano tra loro: il Papa attacca l’Islam mentre in Inghilterra c’è più gente nelle moschee che nelle Chiese. La domanda è: vogliamo vivere in uno stato libero o “religioso” come il Pakistan o nel Medio oriente?
La fede è un gesto libero; l’idea di società civile diventa volatile con una struttura monolitica come la Chiesa, che non è democratica, è assoluta come il comunismo che è anch’esso una religione.
Attese per il 2008 ed oltre
Credo che ci si debba augurare che il Trattato di Lisbona venga ratificato. Ovviamente esistono alcuni motivi di perplessità e preoccupazione, ma l’atteggiamento più opportuno prevede di attrzzarsi per scongiurali.
Il 2008 sarà l’anno nel quale il nuovo Trattato dovrà essere ratificato dai 27 Paesi membri, affinché possa entrare in vigore il primo gennaio 2009 per essere vigente in occasione delle elezioni del 2009 (ad esempio il nuovo Trattato diminuisce il numero di Parlamentari e modifica la rappresentanza di ciascun Paese). Questo processo di ratifica suscita alcune apprensioni, infatti in alcuni Paesi come Irlanda e Polonia ci sono segnali contrastanti, mentre il Primo Ministro Inglese, Gordon Brawn, come sappiamo, si è recato a Lisbona per la firma di adesione, ma è arrivato tardi, all’ultimo momento, ed è stato molto attento a non comparire nella “foto ricordo”.. Se qualche Paese non ratificasse il Trattato, per non ricadere in un nuovo periodo d’incertezza e di paralisi delle Istituzioni si sta valutando l’ipotesi di un’Europa a due velocità: i Paesi che ci stanno vanno avanti, gli altri se vorranno seguiranno oppure potranno recedere dall’Unione. Un Europa a due velocità è già in atto: infatti non tutti gli Stati membri aderiscono al regime Schengen (libera circolazione delle persone) oppure all’area dell’Euro. Ma in questo caso la questione sarebbe istituzionalmente più ancor più complessa perché avremmo Paesi che non hanno accettato le regole comuni, ad esempio quelle sul metodo per giungere alle decisioni, che tuttavia siedono nella stanza dei bottoni (PE, Commissione europea, Consiglio d’Europa). Nell’interesse dell’Europa non possiamo non augurarci che la ratifica si perfezioni in tutti i 27 Statii oppure venga identificata una strategia di collaborazione, con i Paesi che non dovessero procedere alla ratifica, tale da assicurare comunque un legame, pur nella compatibilità istituzionale. Il problema, che purtroppo potrebbe manifestarsi, preoccupa molto; al termine di lungo ed appassionato dibattito in Commissione Affari Costituzionali il presidente On. Leinen ha affermato che occorre riflettere molto bene, perché un nuovo “no” non rappresenterebbe una crisi ma una catastrofe; oppure, alternativamente si imporrebbe la deprecabile scelta dell’Europa a due velocità.
L’entrata in vigore del Trattato istituzionale dovrà essere consolidata dalla rivitalizzazione degli ideali originari dei Padri fondatori, riconoscendo e rispettando tutte le culture presenti nell’UE, ad iniziare da quella che ha garantito l’unità ed i valori che caratterizzano l’appartenenza europea dall’Atlantico agli Urali, cioè la cultura cristiana, e raggiungere la democratica compresenza di tutte le culture e di tutte le tradizioni, in una vera laicità, che è neutralità rispettosa.
Un elemento di qualche preoccupazione è rappresentato dalla Carta dei diritti fondamentali dei cittadini dell’UE, che è stata recepita dal nuovo Trattato come vincolante per tutti gli Stati, tranne due: Gran Bretagna e Polonia che hanno preteso una deroga affinché la Carta non prevalga sulle loro legislazioni nazionali. Mentre da un lato è possibile che ciò possa consentire l’invalidazione di alcune norme “esasperate” come quelle adottate nella Spagna di Zapatero, vi è anche la preoccupazione opposta. L’articolo 9 della Carta prevede due diritti indipendenti l’uno dall’altro: il diritto a contrarre matrimonio ed il diritto a formare una famiglia. È evidente che cosa questa separazione può comportare (coppie di fatto etero ed omosessuali, adozioni, ecc.).
Si può obiettare che il diritto matrimoniale ed il diritto di famiglia non sono di competenza dell’UE, ma dei singoli Stati membri; quindi non ci saranno interferenze. Ciò purtroppo non è vero, esiste un modo surrettizio con il quale la Carta viene ad interferire, con diritto di prevalenza, sulle legislazioni dei diversi Paesi: nell’esaminare i ricorsi l’Alta Corte di Giustizia non può non richiamarsi anche alla Carta, assumendola quale fonte del diritto nell’istruire le proprie sentenze. Una coppia di omosessuali sposata in un Paese dove ciò è previsto, qualora emigri può chiedere che il matrimonio, con i suoi effetti legali, venga riconosciuto in un Paese dove tale unione non è ammessa dalla Legge. È evidente l’effetto domino che ciò può innescare, consentendo ingerenza nella legislazione attraverso l’accumulo di sentenze tra loro coerenti.
Per tutte queste preoccupazioni occorrerà “attrezzarsi”. L’obiezione di coscienza che spesso viene citata per i Militati oppure per i Medici e gli Operatori sanitari in genere, inclusi i Farmacisti, fino ad ora non trova invece applicazione per i Magistrati, tema per altro assai complesso, che tuttavia comincia ad affacciarsi timidamente alla riflessione degli “addetti ai lavori” L’opinione largamente diffusa afferma che al Magistrato compete la corretta applicazione della Legge; anzi la deontologia parrebbe suggerire che più l’azione del PM e soprattutto del Giudice è scevra da tentazioni interpretative, più la funzione giudiziaria è imparzialmente garantita.
Se a ciò fosse attribuito valore assoluto si dovrebbe dedurre che a Norimberga, nel processo ai Gerarchi nazisti, siano state compiute delle ingiustizie.
Senza addentrarci ora in questa riflessione, ho solo ritenuto di indicarne sia pure grossolanamente i termini, auspicando che altri ben più competenti e qualificati proseguano l’approfondimento di questo tema, possiamo confermare l’interesse al complesso lavoro di interpretazione dei diritti fondamentali della “Carta”, del Trattato che potrà entrare in vigore a fine anno, e della Giurisprudenza dell’Alta Corte, perché la così detta “interpretazione autentica” non sia invece parziale e tendenziosa; e sappiamo bene da che parte oggi tenderebbe!
Si dovrà operare, in particolare gli Addetti all’informazione, perché le nostre popolazioni siano correttamente e compiutamente informate di ciò che l’UE può garantire, ma anche del rischio possibile di coartare le diverse tradizioni e culture. Si dovrà perseguire una consapevole reale compresenza delle diverse culture nell’autentico rispetto reciproco, ad iniziare dall’autentico rispetto della cultura cristiana e cattolica in particolare.
Occorrerà individuare altri strumenti “democratici” di partecipazione dei cittadini, perché il loro “medio sentire” sia noto e considerato.
Potrebbero essere indispensabili strumenti, questi, per attenuare le perplessità e le preoccupazioni sopra citate; e ciò è parte integrante delle attese per il 2008 ed oltre.