Sul prossimo vertice europeo
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Domanda: 1. Tra tre settimane l’UE comincerà le consultazioni (discussioni). Questo documento tende a cambiare l’UE in superpotenza, stato federale. Per questa ragione molti commentatori sostengono che i cittadini dovrebbero fermare i politici, perché distruggono gli stati nazionali e il cristianesimo, costruendo un’Europa quale stato totalitario. Cosa ne pensa?
R. Siamo alla vigilia di un vertice europeo tra i più importanti, quello che si terrà il 21 e 22 giugno a Bruxelles. In gioco c’è il processo di costruzione dell’Unione europea, che ha prodotto indubbi effetti positivi, ad iniziare dai sessanta anni di pace, il periodo di pace più lungo della storia del continente; ma c’è anche il rischio che questo processo subisca una brusca battuta d’arresto, per egoismi nazionalistici o per la pretesa di realizzare un super stato che livelli le preziose specificità antropologiche di ciascun popolo, anche queste prezioso patrimonio dell’umanità, oltre che della realtà europea. Credo che l’articolo 12 della recente risoluzione con la quale il Parlamento ha voluto dire la sua nell’imminenza del vertice possa suggerire una soluzione. L’articolo 12 infatti «riconosce, in tale contesto, la necessità di tener conto delle importanti questioni emerse durante il periodo di riflessione e della consapevolezza che le questioni succitate possono essere affrontate adeguatamente solo da un’Europa più forte, non da un’Europa più debole, e di chiarire altre questioni che sono già state affrontate nel trattato costituzionale, come ad esempio:
- lo sviluppo sostenibile, in particolare la lotta al cambiamento climatico,
- la solidarietà nel settore energetico,
- la coerenza della politica migratoria,
- il modello sociale europeo nel contesto del cambiamento demografico e della globalizzazione,
- il terrorismo,
- il dialogo fra civiltà,
- meccanismi comuni efficaci per il coordinamento delle politiche economiche nella zona dell’euro, salvaguardando al contempo il ruolo della Banca centrale europea in materia di politica monetaria, ai sensi dei trattati;
- i criteri e le procedure dell’Unione per l’allargamento.» Forse proprio qui sta la chiave di una equa soluzione: affrontare ed affidare all’unione degli Stati i problemi che possono trovare senz’altro grande giovamento dall’affronto comune includendo anche la ricerca di una politica estera e di difesa concordata, lasciando però ad ogni singolo Stato le decisioni conformi alla propria specifica storia, tradizione, antropologia.
D.: 2. L’ UE non vuole includere ”Invocatio Dei” o parole come ”Dio”, e i ”valori cristiani” in questo documento. Lei pensa che i cristiani dovrebbero lottare per questo? O prima dovrebbero lottare per cambiare i piani di creazione di una superpotenza europea?
R.: Non c’è alcun dubbio che termini come « valori cristiani » renderebbero omaggio alla verità. Chiunque viaggi per l’Europa non può ignorare il grido d’amore e di speranza innalzato nel corso dei secoli, rappresentato dalle grandi e stupende cattedrali, così come dalle piccole chiese di campagna o di montagna, senza citare pittura, scultura, letteratura: cioè la storia e cultura europea! Coloro che non vogliono questo sanno di non voler ammettere la realtà, per un meschino capriccio ideologico. È pur anche vero che è una realtà che si impone da sola. Scherzando con un amico deputato che mi diceva:
« Vedrai che prima o poi qualcuno proporrà di eliminare tutti i simboli religiosi dai luoghi pubblici, in particolare i simboli cristiani. » ho risposto: « Si potrebbe sempre dire che la proposta non può essere accolta, perché a bilancio non ci sono i soldi necessari per distruggere tutte le cattedrali e tutte le chiese che sorgono in ”luoghi pubblici”, ed inoltre l’industria turistica perderebbe molto, perché in Europa non resterebbe gran che da vedere.» Se non sarà possibile citare i ”valori cristiani”, occorrerà che tali valori, che costituiscono la nostra cultura e la nostra storia, siano accolti nel Trattato che verrà proposto, ad iniziare dalla laicità, quella rettamente intesa introdotta nella storia da Nostro Signore Gesù Cristo, e non quella paccottiglia confusionaria e arrogante di qualche pronunciamento del Parlamento europeo, o delle posizioni dell’ex Presidente francese Jacques Chirac.
D.: 3. Bruxelles spesso ”forza” leggi anticristiane, per esempio la legalizzazione del matrimonio omo. Qual è il ruolo dei cristiani dell’UE nel contesto attuale?
R.: Questa è un’osservazione molto pertinente ed importante. Infatti spesso, soprattutto il Parlamento europeo, invocando ”l’acquis communautaire”, si arroga il diritto di formulare risoluzioni, non vincolanti, sui temi più disparati e delicati, per lo più sui temi etici, che successivamente l’Alta Corte di giustizia cita come fonti del diritto alle quali uniformare le sentenze. Ciò conferisce a tali risoluzioni una dignità che non hanno, ma soprattutto accumula ”giurisprudenza” che via via viene invocata. Per questo è molto interessante ed importante un ”parere di iniziativa” che tende a limitare al massimo l’azione legislativa in materie non di riconosciuta competenza dell’Unione. Anche in relazione a ciò, è assai importante quanto citato nella prima risposta, a proposito della recente risoluzione del Parlamento europeo.
D.: 4. Papa Benedetto XVI (come già Giovanni Paolo II) dice spesso che l’Europa distrugge se stessa, quando si auto-taglia fuori dalle origini cristiane. Lei pensa che l’UE non capisca, malgrado la crisi che ha toccato l’Europa a più livelli?
R.: In questo caso il fenomeno ha radici profonde, e le Istituzioni europee sono lo specchio della società europea. Ciò che oggi si afferma è che la scienza è al di sopra dell’etica - tutto è lecito -, l’uomo ha come obiettivo la soddisfazione immediata dei desideri, evitando la risposta personale e comunitaria alle grandi questioni che la vita inevitabilmente pone, evitando cioè la responsabilità verso se stesso, verso gli altri ed il bene comune. Ciò che oggi si afferma è il ”relativismo”, da qui il contrasto epocale tra la cultura del fare quello che pare e piace e la cultura degli eterni valori umani; Giovanni Paolo II disse ”tra la cultura della morte e la cultura della vita”. In questo senso, credo di capire, Benedetto XVI dice: « Non è motivo di sorpresa che l’Europa odierna, mentre ambisce di porsi come una comunità di valori, sembri sempre più spesso contestare che ci siano valori universali ed assoluti? Questa singolare forma di ”apostasia” da se stessa, prima ancora che da Dio, non la induce forse a dubitare della sua stessa identità?» In questo senso risulta evidente il motivo dell’ostilità alla Chiesa cattolica in particolare; si tratta della realtà che autorevolmente ripropone i valori più radicati e legati alla indistruttibile verità dell’uomo, quindi si tratta della Realtà che autorevolmente smaschera i limiti del relativismo e del relativismo etico in particolare. Prosegue Benedetto XVI: «Una comunità che si costruisce senza rispettare l’autentica dignità dell’essere umano, dimenticando che ogni persona è creata ad immagine di Dio, finisce per non fare il bene di nessuno. Ecco perché appare sempre più indispensabile che l’Europa si guardi da quell’atteggiamento pragmatico, oggi largamente diffuso, che giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani essenziali, come se fosse l’inevitabile accettazione di un presunto male minore.» La Chiesa va combattuta perché ”obbliga” l’Europa a valutare quell’atteggiamento pragmatico. Non si possono rileggere le parole del Papa senza sentire il coinvolgimento della responsabilità personale quando dice: «Cari amici, so quanto difficile sia per i cristiani difendere strenuamente questa verità dell’uomo. Non stancatevi però e non scoraggiatevi! Voi sapete di avere il compito di contribuire a edificare con l’aiuto di Dio una nuova Europa, realistica ma non cinica, ricca d’ideali e libera da ingenue illusioni, ispirata alla perenne e vivificante verità del Vangelo.» Grazie Santità, anche se sono parole molto impegnative. Mi ricordano ciò che dice spesso un nostro grande amico Prete: «Vuoi convertire l’Europa? Convertiti Tu.» Quanto alla crisi che ha toccato l’Europa, credo che siamo in una fase acuta che dovrebbe ”far capire”, e forse qualche timido segno iniziale inizia a vedersi. A noi compete l’umile perseveranza per portare a compimento il grande profetico disegno di Giovanni Paolo II, che il Suo Successore riassume così: «Dal marzo di cinquant’anni or sono, questo Continente ha percorso un lungo cammino, che ha condotto alla riconciliazione dei due ”polmoni” - l’Oriente e l’Occidente - legati da una storia comune, ma arbitrariamente separati da una cortina d’ingiustizia.»